Arriva un primo importante stop al CETA dal Senato Italiano. La battaglia di Coldiretti contro il trattato di libero scambio firmato dall’Unione Europea e dal Canada, che ha dato vita ad una vera e propria mobilitazione a cui hanno aderito a livello nazionale duemila Comuni e una settantina di Consorzi di Tutela, ha segnato un grande risultato, con il rinvio della ratifica dell’accordo a “data da destinarsi”.
A livello nazionale su un totale di 291 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godrebbero di alcuna tutela nel trattato, così per le produzioni della provincia di Cuneo non verrebbero protette autentiche tipicità, come la carne di vitellone piemontese, la nocciola piemontese, il Castelmagno il Crudo di Cuneo, il Fagiolo di Cuneo, il Murazzano e il Raschera, che potrebbero essere ‘copiate’ e finire sulle tavole dei cittadini, a scapito della qualità e di una filiera d’eccellenza.
Da qui, il grande sostegno trasversale - che ha coinvolto le Organizzazioni dei Consumatori, il mondo delle Associazioni fino alle Amministrazioni cittadine - all’iniziativa portata avanti da Coldiretti. Nella nostra provincia, l’hanno appoggiata i principali Consorzi che tutelano le produzioni DOP e IGP. Circa duecento Comuni e sette Unioni Montane hanno firmato le delibere per bloccare l’accordo e difendere le produzioni del territorio.
“Bene dunque a questo rinvio alla firma dell’accordo commerciale – commentano Delia Revelli e Tino Arosio, presidente e direttore di Coldiretti Cuneo – che nulla ha di etico, con cui sarebbero molto elevati i rischi di portare sulle nostre tavole prodotti agricoli trattati con additivi chimici, Ogm, carne agli ormoni che metterebbero in serio pericolo gli alti standard sanitari, ambientali e sociali, la cui tutela è, da sempre, una priorità di Coldiretti”.