CUNEO - Cgil e Uil a Cuneo contro il decreto Sicurezza: “Ci vogliono dentro le nostre case”

Il presidio dei sindacati davanti alla Prefettura: “La storia di questo Paese è fatta anche di occupazioni per chiedere diritti” ricorda il segretario Cgil Bergesio

Redazione 25/09/2024 12:33

In piazza per dire no a un progetto di legge che istituisce i reati di occupazione arbitraria di immobile altrui (con pene da due a sette anni) e di blocco stradale, ma inasprisce le pene anche per le rivolte in carcere e nei Cpr (qui la condanna potrà arrivare fino a 20 anni) e per chi commette violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale in occasione di manifestazioni contro le grandi opere, come la Tav e il ponte sullo Stretto.
 
Cgil e Uil hanno radunato alcune decine di iscritti e sostenitori davanti alla Prefettura di Cuneo, questa mattina, per ribadire il dissenso contro il decreto Sicurezza del governo Meloni. “Non si coglie ancora fino in fondo la pericolosità di questa norma” dice il segretario provinciale della Cgil Piertomaso Bergesio, ricordando la pronuncia negativa dell’Ocse: “Il governo Meloni continua a intervenire surrettiziamente su tante materie e adesso sulla costituzione materiale e sostanziale del Paese. Lo fa in maniera grossolana e ideologica, partendo dal presupposto che non si risolvono i problemi, ma si puniscono le persone che hanno problemi”.
 
“La storia di questo Paese è stata fatta anche dalle occupazioni di ferrovie e strade per chiedere diritti” continua il sindacalista: tra le norme del nuovo decreto - approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato - c’è un’aggravante specifica per tutti i reati commessi in stazione (ferroviaria o metro) o a bordo di un treno, compreso ad esempio il blocco dei convogli in partenza. Nel caso di blocco stradale, finora previsto come illecito amministrativo, è sanzionata anche la resistenza passiva: fino a un mese di reclusione e 300 euro di multa. Se lo stesso reato è commesso durante una manifestazione, ovvero da più persone riunite, la pena può salire da sei mesi a due anni di carcere.
 
“La violenza va sempre condannata” precisa Bergesio, ma “la violenza è anche non riconoscere che 6 milioni di persone sono sotto la soglia di povertà e che 650mila nuclei familiari attendono un alloggio popolare”. “Ci vogliono dentro le nostre case” denuncia, toccando il tema più ampio della partecipazione democratica: “Si riparta dal fatto che le persone devono essere coinvolte nella crescita del Paese, non emarginate sempre più perché tanto non vanno a votare. Ci sono forze che ormai si disputano solo i voti della minoranza che vota: ma così le tensioni sociali aumentano”.
 
Parole analoghe dal segretario generale della Cst Uil Asti Cuneo, Armando Dagna: “Decenni di lotte ci hanno consentito di arrivare allo statuto dei lavoratori e alla parità tra uomo e donna nei posti di lavoro. Oggi si vorrebbe spegnere sul nascere qualunque dissenso: noi questo non possiamo consentirlo. Ai colletti bianchi intanto si abolisce l'abuso di ufficio: il terzo grado di giudizio vale solo per loro?”. Dietro a queste iniziative, denuncia il leader Uil, “c’è anche la volontà di svilire le lotte dei lavoratori in azienda, di quelli che possono farle e di quelli che non possono, perché stanno in piccole aziende dove prevale la sopravvivenza a qualsiasi costo”. Un cenno all’ultimo infortunio mortale sul lavoro, registrato solo due giorni fa a Villanova Mondovì: a perdere la vita è stato il 57enne Giorgio Cagnasso, schiacciato da una lastra di vetro.
 
“È morto un nostro compagno di lavoro - commenta Dagna - e si continua a sottolineare il fatto che è una fatalità e che abbiamo avuto solo tre morti in provincia di Cuneo nel 2024. Quando invece, purtroppo, sono aumentati gli infortuni mortali in questo Paese, gli infortuni gravi e le malattie professionali”.

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