Si chiama Vincenzo Schettini e nella vita è un “normale” docente di fisica al liceo scientifico di Castellana Grotte, in provincia di Bari. La sua fama però ha oltrepassato di gran lunga i confini locali grazie alla spinta dei social: tutta l’Italia oggi lo conosce come il prof youtuber del canale La Fisica Che Ci Piace, con mezzo milione di followers a cui si aggiungono i seguaci su Facebook, TikTok, Instagram.
Sono i suoi “lovvini”: quelli cuneesi - quasi tutti giovanissimi, molti accompagnati dai loro insegnanti per l’occasione - lo hanno incontrato per la prima volta oggi al cinema Monviso. L’incontro voluto dagli organizzatori del festival Connessioni era così affollato che c’è stato bisogno di sdoppiare l’evento, al mattino e al pomeriggio. Roba da rockstar. E in effetti è difficile non farsi coinvolgere dall’entusiasmo del prof 46enne, che dice di sé: “Sono un fisico, un musicista, un curioso ed appassionato di vita”. La curiosità per la disciplina che lo ha reso famoso, spiega al suo pubblico, è nata grazie ai film di fantascienza: “Si parla di spazio, tempo, velocità, luce. Io sono stato attratto dalla fantascienza per questo motivo, poi il vero amore per la fisica è scattato all’università. Studiavo già violino al conservatorio e sentivo il bisogno di una parte ‘stem’ che mi completasse”.
I suoi primi contenuti su YouTube erano lezioni pomeridiane pensate per i suoi studenti, poi - come si dice - si è fatto prendere la mano. Adesso ha creato anche un canale a parte, La Fisica Che Ci Piace Kids, dedicato ai bambini e realizzato insieme a quattro studenti universitari. Lo ha ispirato un suo idolo, il premio Nobel Giorgio Parisi, che in un’intervista caldeggiava l’inserimento della fisica tra i programmi d’insegnamento delle scuole elementari. Ai colleghi Schettini rivolge un appello appassionato: “Se sei un professore non dire ‘la fisica non fa per te’ o ‘la matematica non fa per te’, anche se lo pensi nel profondo del cuore: non sai che conseguenze può avere nella persona che hai di fronte e che stai fondamentalmente scoraggiando”.
Nella sua bottega delle meraviglie c’è spazio per tutto: grandi scoperte e invenzioni che hanno già cambiato la nostra vita, ma anche quello che ancora non esiste e domani potrebbe avverarsi. Come l’Archimede Pitagorico dei fumetti disneyani: “Il 70-80% dei lavori del futuro saranno nuovi - pronostica - e metà di questi saranno legati alla trasformazione e all’utilizzo dell’energia. Siamo nell’era del big data e la rivoluzione digitale è milioni di volte più potente di quella industriale”.
Di fronte a una platea di ragazzini, incantati, per oltre un’ora si parla della differenza tra fissione e fusione nucleare, delle forme di energia o degli utilizzi dell’idrogeno con una naturalezza incredibile. Un domani, assicura il prof, potremmo riuscire a trasformare il calore del corpo umano in energia e ricaricare camminando le batterie del nostro smartphone: siamo nell’era dell’illuminismo digitale e “l’unica sfida che dobbiamo affrontare è smettere di essere pigri”. Ineludibile il tema della sostenibilità ambientale: “Sono d’accordo con chi dice che non si può parlare solo di rinnovabili, allora parliamo della fissione nucleare che è il futuro dell’energia. La fusione? Un sogno, ma ci arriveremo quando i bambini di oggi saranno nonni”.
Abituati come siamo ad aver paura del futuro, tra i cambiamenti climatici, lo spettro della guerra atomica e le incognite del transumanesimo, colpisce e conquista un simile ottimismo. È l’altro lato della medaglia, con una punta di polemica verso certe manie del nostro presente: “Gli asterischi? Ogni volta sento dire che se una scienziata è donna si dovrebbe dire ‘una fisica’, allora diremo fisici, fisiche, magari fisic*. Uomo o donna non conta, quello che conta è essere bravi”. Parola di prof.