CUNEO - 'Chi ha gestito la sanità piemontese prima di noi non deve chiederci perchè non facciamo più tamponi'

Lo sfogo del presidente della Regione Alberto Cirio in una diretta Facebook: 'Oggi abbiamo 18 laboratori per i test, a febbraio erano 2: questa la situazione che abbiamo ereditato''

a.d. 11/04/2020 10:04

Abbiamo fatto 60 mila tamponi, inferiori rispetto a Lombardia e Veneto. Qualcuno ha voluto farne un “caso”, ma va capito il perché di questi numeri. Per processare i tamponi servono i laboratori: a febbraio, a inizio emergenza, il Piemonte ne aveva solo due, con una potenzialità di 120 test al giorno. Era questa la situazione che abbiamo ereditato all’inizio del nostro mandato. Ora sono diciotto, tra pochi giorni diventeranno venti”. Lo ha detto il presidente della Regione Alberto Cirio in una diretta Facebook nella serata di ieri, venerdì 10 aprile, replicando alle polemiche dei giorni scorsi sul numero di tamponi effettuati in Piemonte, a detta di alcuni troppo basso rispetto alla popolazione e rispetto a quanto sta avvenendo in altre regioni.
 
Abbiamo dovuto acquistare macchinari e reagenti, - ha spiegato Cirio - in un momento in cui tutto il mondo li stava cercando, non è stato un lavoro facile. Nonostante questo siamo passati in meno di due mesi da una capacità di 120 tamponi al giorno a una capacità di quasi 5 mila test al giorno. Per questo non accettiamo attacchi da chi ha gestito la sanità piemontese prima di noi". Un concetto, quest’ultimo, ribadito più volte dall’ex europarlamentare albese durante il suo intervento: “Ci siamo trovati a combattere questa guerra con esercito e armi che abbiamo ereditato da chi c’era prima. In Piemonte negli anni non si è investito sulla medicina territoriale”.
 
In chiusura, da parte del presidente della Regione Piemonte, una riflessione a livello più ampio: “I tagli alla sanità pubblica sono stati un grave errore, che ha responsabilità diffuse sia nel tempo che nei partiti in tutte le regione d’Italia. Il momento che stiamo vivendo deve indurre la politica a riflettere. Ora dobbiamo stare uniti, mettendo da parte la polemica”.
 

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