La Regione Piemonte ha presentato la Programmazione dello Sviluppo Rurale (Psr) 2023-2027. Un documento di grande importanza per l’agricoltura e il territorio regionale, che rende disponibili, nei cinque anni, 756 milioni di euro di cui potranno beneficiare oltre 50 mila aziende del settore con un milione di ettari di superficie interessata dagli interventi. Sono stati individuati alcuni temi prioritari nella stesura dei bandi: giovani agricoltori; sistema irriguo; agro-ambiente; biologico; zootecnia e benessere animale; apicoltura; risicoltura; innovazione e formazione. In totale, l’obiettivo è di attuare 50 percorsi progettuali. Tra le misure previste, alle operazioni agro-climatiche-ambientali sono stati assegnati 257.335.000 euro. Per gli investimenti delle aziende e delle imprese, 268.200.000 euro. Alla montagna, 126 milioni di euro, alle foreste, 54 milioni di euro. Per l’insediamento dei giovani e l’avvio di start up in ambito extra-agricolo, 43 milioni di euro. I primi bandi verranno aperti nel prossimo mese di aprile e riguarderanno alcuni interventi agro-climatici-ambientali e gli investimenti per il benessere animale e il risparmio idrico.
Il parere di Cia Cuneo
Qual è il giudizio complessivo di Cia Cuneo sulle misure previste dalla nuova Programmazione dello Sviluppo Rurale in Piemonte? Risponde Giovanni Costamagna, responsabile provinciale dell’organizzazione agricola per i bandi Psr e Ocm vino: “Come nella precedente pianificazione, le risorse rese disponibili dalla Regione sono consistenti. L’Ente si sta muovendo bene rispondendo ai problemi del territorio. Quindi, da questo punto di vista siamo soddisfatti. Certo adesso dobbiamo capire in quale modo e con quali regole verranno scritti i bandi, perché è proprio su questo aspetto che nell’ultima programmazione abbiamo riscontrato le maggiori criticità”
Cioè? “La compilazione delle domande si è scontrata con l’eccessiva, complicata e macchinosa burocrazia necessaria a soddisfare i criteri richiesti e sui quali si assegnavano poi i punteggi. Anche per evitare difficoltà interpretative, bisogna ridurre le norme al minor numero possibile. Come è stato fatto per quelle Ocm vino. Magari basandosi di più sui dati certi degli anni precedenti. Così da abbreviare i tempi che occorrono a presentare le domande e per la successiva gestione delle istruttorie e della graduatoria di ogni misura”.
Inoltre, cosa servirebbe? “Un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni agricole del territorio nella nuova programmazione dei bandi, migliorando il collegamento con la Direzione regionale. Magari attraverso il rafforzamento dei gruppi di lavoro nelle diverse province costituiti da funzionari dell’Ente, tecnici e consulenti delle aziende. In modo da individuare dei percorsi operativi omogenei per l’elaborazione delle domande. Perché la burocrazia va ridotta al minimo indispensabile”.
Ma non solo. “Per evitare di pubblicare un nuovo bando sulla stessa misura e quindi, anche se fosse ridotta, comunque di continuare a scontrarsi sempre con la produzione di “carta”, si potrebbe prevedere lo scorrimento della graduatoria del bando già aperto. Inoltre, nelle precedenti programmazioni molte misure erano rivolte a incentivare l’occupazione, il risparmio energetico e il miglioramento ambientale. Adesso è arrivato il tempo di riconoscere alle aziende agricole che lo hanno fatto un premio nell’attribuzione dei punteggi”.