Giuseppe Incarbona è il presidente della nuova Sezione cultura e intrattenimento di Confindustria Cuneo, “battezzata” pochi giorni fa con la sua elezione e subito messa alla prova dalla crisi indotta dalle misure restrittive legate al riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria.
"La Sezione fa parte di un sistema forte, che dimostra di non arrendersi mai e che fa della sussidiarietà un elemento basilare”, afferma Incarbona. “Vuol dire che all’interno dell’associazione il forte aiuta il debole. Abbiamo già avuto diverse attestazioni di interesse verso la proposta che intendiamo formalizzare in occasione della prossima riunione della nostra Sezione: le aziende in buona salute “acquistino” gli eventi organizzati dai nostri associati, i quali sono anch’essi imprese che danno lavoro. Sarà un segno di attenzione molto significativo che andrà oltre il pur fondamentale supporto economico, perché contribuirà a diffondere il buon cibo dell’anima. In questi frangenti, purtroppo, occorrerà limitarsi a manifestazioni ed eventi on-line, ma sempre pensando a quando si potrà tornare a organizzare appuntamenti in persona, perché non è pensabile che il virtuale sostituisca in via definitiva il reale. La cultura e l’intrattenimento sono anche rapporto umano diretto, sono un “contagio sano”, concetto che faremo nostro anche attraverso una campagna di sensibilizzazione sui social e sui mass media”.
“Riguardo alle problematiche oggi sul tappeto, appena avremo il testo ufficiale del ‘Decreto Ristori’ pubblicato dalla ‘Gazzetta Ufficiale’ provvederemo a organizzare un webinar per illustrare i provvedimenti di sostegno al settore previsti dal Governo”, Aggiunge il Presidente. “Sono interventi molto importanti e auspichiamo siano di entità adeguata al disastro che si sta verificando nel nostro settore, come in molti altri del resto. Ma non siamo qui per limitarci a sollecitare i pur fondamentali aiuti statali e per illustrarli e facilitarne l’accesso, se necessario”.
Incarbona nel frattempo ha scritto ai colleghi associati, prendendo posizione in merito alle ultime decisioni a carico del sistema cultura e intrattenimento nazionale, adottate con il Dpcm di domenica scorsa per arginare l’epidemia.
“A cosa serve l’arte?”, si chiede Incarbona. “Che la cultura e lo spettacolo siano da sempre attori di second’ordine in Italia lo abbiamo già scoperto in primavera. Ma pare non basti. Secondo i dati riportati dall’Agis, è evidente che cinema e teatri, nel pieno rispetto delle norme anti Covid, abbiano saputo gestire in sicurezza i flussi di pubblico, rivelandosi tra i luoghi più sicuri durante la pandemia. Invece di prenderne atto e di premiare l’attento lavoro degli operatori coinvolti nell’applicazione delle misure di sicurezza, si sceglie di penalizzare ancora una volta un intero sistema già indebolito dalla pandemia”.
“Non voglio entrare nel merito della decisione, però mi chiedo se non si stia perdendo il senso della realtà”, prosegue Giuseppe Incarbona. "Al di là degli aspetti economici drammatici, la cultura è benessere mentale, crescita e non solo divertimento. Le domande alle quali vorrei risposte per tutta la categoria che rappresento sono: perché i teatri non si possono tenere aperti, ma ad esempio si possono celebrare le funzioni religiose dove l’impianto logistico è praticamente il medesimo? E perché i cinema non possono aprire negli orari normalmente utilizzati dai musei? Eliminare le rappresentazioni teatrali, o di spettacolo in genere, non potrà che alimentare un vuoto che diventerà, come conseguenza futura, epocale”.