BORGO SAN DALMAZZO - Cinque persone di Beirut sono arrivate a Borgo San Dalmazzo grazie al corridoio umanitario

L’iniziativa era stata avviata mesi fa. I rifugiati sono in tutto quarantanove, di cui cinque accolti a Borgo. Scappano da una vita di guerre, povertà e negazione dei diritti umani

Micol Maccario 31/05/2024 08:08

“Buongiorno e benvenuti in Italia”. Non è un buongiorno qualsiasi quello pronunciato ieri all’aeroporto di Fiumicino da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. È un saluto accompagnato da applausi, tamburi, striscioni, occhi vispi e sorrisi. Sono quelli dei 49 rifugiati, di cui circa la metà minori, arrivati nella giornata di ieri con un volo aereo proveniente da Beirut. Sono persone che hanno vissuto nei campi profughi del Libano, nella valle della Bekaa e in situazioni difficili alla periferia della capitale. L’arrivo a Roma è stato possibile grazie all’apertura di corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiede evangeliche in Italia e Tavola valdese, e grazie al sostegno dei ministeri dell’Interno e degli Esteri.
 
“Siete venuti in un Paese di pace - continua Impagliazzo -. Avete conosciuto gli orrori della guerra, la tristezza, la distruzione, ma anche la tristezza di essere profughi. Oggi non siete più profughi, oggi siete cittadini di un Paese che vi accoglie e vuole vivere con voi una bella integrazione. Non siete stranieri, ma siete fratelli e sorelle. L’Italia oggi è casa vostra”.
 
Le famiglie sono state accolte in diverse regioni d’Italia e cinque persone - di cui due bambini, fratello e sorella - sono arrivate ieri sera a Borgo San Dalmazzo. Con il supporto della comunità affronteranno un percorso di integrazione che prevederà in primo luogo l’apprendimento delle basi della lingua italiana e, dopo aver ottenuto lo status di rifugiati, saranno introdotti nel mondo del lavoro. “Quattro persone hanno viaggiato ieri notte per andarli a prendere e portarli nella loro nuova casa - spiega don Mariano, parroco di Borgo san Dalmazzo -. Inizieranno subito i corsi di italiano e alcune persone seguiranno la parte burocratica di inserimento e accompagnamento sul territorio per impratichirsi sulla spesa e su alcuni luoghi essenziali”.
 
Sarà un percorso graduale e al contempo rivoluzionario, un cambio di vita drastico per persone che scappano da situazioni difficili, ulteriormente aggravate con il peggioramento del conflitto israelo-palestinese al confine. “Piano piano inizieremo a capire i loro desideri e le loro attese. Ci sono due minori, cercheremo di capire come aiutarli a vivere le varie opportunità di aggregazione”, conclude don Mariano.
 
Il lavoro per l’apertura del corridoio umanitario era stato avviato mesi fa con il coinvolgimento della cittadinanza, serate di raccolta fondi e incontri. Si tratta di iniziative autofinanziate della società civile che evitano a molte persone vulnerabili di intraprendere spostamenti pericolosi, costosi e non rispettosi dei diritti umani a bordo di imbarcazioni di fortuna, dando un’alternativa reale e sicura a chi cerca un po’ di pace e la possibilità di sognare un futuro migliore per sé e per i propri figli.

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