“
Il Presidente Alberto Cirio dovrebbe sapere perfettamente come si sta affrontando la questione Covid-19 tra i filari e nelle comunità, dato che è firmatario dei protocolli regionali e provinciali sul tema. Chiedere ai Sindaci di fare di più per contenere i rischi significa fare quello che noi chiediamo a Lei, come Presidente della Regione, dalla scorsa primavera. Era tutto prevedibile”. Inizia così la replica che
Cgil Cuneo ha voluto rivolgere al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che sabato 22 agosto
aveva invitato Sindaci e Prefetti a intensificare i controlli dei flussi di manodopera agricola in arrivo dall’estero, in particolare dal punto di vista del contenimento dei contagi da Coronavirus.
Si legge nel post che il sindacato ha pubblicato sulla sua pagina Facebook: “Qualcosa è stato fatto. Si poteva fare di più, ma si è perso tempo nel cavalcare slogan. Uno su tutti: prima gli italiani nei filari. Poi si è scoperto che non c'era corsa di italiani disposti a lavorare a 5 euro all'ora per 11 ore al giorno. Sorpresa: servono lavoratori migranti per raccogliere la frutta, l'uva e allevare il bestiame. C'è una legge, la Bossi-Fini (preistoria ideologica) che impedisce ogni possibilità di gestione dei provenienti dall'estero, come li chiama Lei, anche se si sa, nell'ipocrisia generale, che i più arrivano da altri territori italiani. C'è da sperare che abbia sollecitato la revisione di quella legge e dei decreti sicurezza nella lettera che ha scritto al Ministro qualche giorno fa, in merito alla fuga dei migranti dal Centro di Asti”.
“Nel 2020 - concludono dalla Cgil cuneese - serve il coraggio di vedere la realtà e non nascondersi: vanno aggiornate le normative sull'immigrazione che oggi obbligano persone straniere residenti in Italia alla ricerca affannosa di un'accoglienza quando si spostano per lavoro e, se non bastasse, giustificano il pugno di ferro delle forze dell'ordine. L'Italia e il Piemonte hanno bisogno di stranieri regolarmente soggiornati: non in un Centro di raccolta, ma, come Lei sa perfettamente, impiegati in agricoltura per il fabbisogno necessario. Chi non è convinto si faccia un giro nei filari e chieda agli agricoltori. Uguali diritti e uguali doveri per chi lavora e contribuisce al benessere delle nostre comunità. E' d’accordo?”.