Tra superbonus 110% e nuovo codice degli appalti in questi giorni il settore edile è tra i protagonisti della scena, sempre portando con sé qualche polemica. Tante rimangono le perplessità legate a un ambiente che sta ancora scontando le conseguenze della pandemia, la mancanza di lavoratori e il rincaro delle materie prime in seguito alla guerra. È appena entrato in vigore il nuovo codice degli appalti, anche se la sua efficacia è sospesa fino al primo luglio. L’obiettivo che si pone è quello di semplificare e accelerare la realizzazione di opere pubbliche.
Ma questa novità è andata incontro a numerosi scetticismi e polemiche da parte soprattutto dei sindacati. In particolare, la regola più discussa riguarda l’innalzamento legato al bando di una gara d’appalto, valido per importi superiori a 5,3 milioni di euro. Questo significa che fino a cinque milioni sarà possibile non indire gare d’appalto, affidando i lavori con una negoziazione privata tra appaltatore e amministrazione committente. Chi ritiene che questo sia un fattore negativo afferma che esiste il rischio che gli amministratori pubblici siano tentati di favorire i propri amici, parenti e conoscenti, invece che scegliendo in modo imparziale.
Molte però anche le soddisfazioni legate al nuovo codice. “Ritengo che il codice appalti sia un importante passo in avanti, nonostante abbia ancora dei limiti su alcune aree legate nello specifico alla concorrenza e alla questione dell’appalto integrato”, dice Gabriele Gazzano, presidente di Ance Cuneo: “Per Ance è uno strumento efficace che va verso temi significativi come la digitalizzazione, che viene introdotta in modo posticipato (entrerà infatti in vigore da gennaio 2024) e l’affermazione all’articolo 1 del principio di risultato, che sta a ribadire come la disciplina del settore deve garantire nell’interesse di tutti la realizzazione delle opere. Sui punti deboli dobbiamo lavorare insieme alle istituzioni per svilupparli in modo più performante”, aggiunge.
Gazzano puntualizza che il codice appalti è stato fatto dal Governo in tempi molto stretti, ma garantendo un buon dialogo con l’Anac, con il Consiglio di Stato e con le associazioni di categoria. Rappresenta un passo in avanti verso un impegno di metodo e pianificazione “che non c’è stato negli ultimi vent’anni nell’ambito della costruzione. Stiamo ancora pagando le conseguenze di questa mancata politica industriale”, afferma Gazzano. Un ulteriore elemento positivo è collegato alla revisione dei prezzi: “Questo codice reintroduce la revisione prezzi obbligatoria, istituto che era stato eliminato dalla Legge Merloni nel 1994, e la aggancia all’applicazione automatica di alcuni indici Istat. Sarà fondamentale che questi indici siano progettati correttamente e in tempi rapidi per rendere applicabile la previsione normativa. Ance ritiene la revisione prezzi obbligatoria fondamentale per garantire, in tempi di grande instabilità dei mercati delle materie prime, proprio quel principio di risultato che il nuovo codice si prefigge”.
Al contempo però, la volontà di accelerare le procedure di gara, secondo Ance Cuneo, condiziona la concorrenza, “escludendo” tante piccole e medie imprese che non riescono a intercettare i bandi. “Questo fattore ci preoccupa”, sostiene Gazzano. Un’altra critica riguarda il discorso della progettazione integrata. “La volontà di ottimizzare i tempi rendendoli più rapidi va bene - dice il presidente -, ma sarebbe necessario lavorare sui tempi della burocrazia”. Ad oggi, le tempistiche di preparazione dei bandi determinano circa il 50% del tempo di una gara: “I maggiori ritardi nella cantierizzazione delle opere sono determinati a monte della procedura di scelta dell’impresa e riguardano la fase di programmazione economica e approvazione dei progetti. Dovremo lavorare di più per migliorare questo aspetto”.
Luci e ombre invece sul divieto di subappaltare i lavori, finora proibito per più di un livello. Ora, contrariamente a prima, sarà possibile per il subappaltatore - sempre previa autorizzazione del committente - ulteriormente subappaltare. Si parla dei cosiddetti subappalti a cascata e la critica mossa è quella che questa modalità riduce la capacità di controllo sulle opere, favorendo l’espansione di logiche illegali e di sfruttamento. Gazzano concorda con questa visione, affermando che “non si ha un controllo così capillare di chi accede in cantiere. Bisognerà mettere in atto azioni per essere vigili”.
C’è poi un timore legato alla “messa a terra” di questo nuovo impianto di norme. “Inserire un codice così complesso e diverso non deve innescare uno shock normativo in un momento così delicato di realizzazione delle opere del Pnrr. Spesso succede che si produca una stratificazione di norme che crea confusione e rallenta il processo di realizzazione. Dobbiamo cercare di evitarlo”, dice Gazzano.
Le novità riguardano anche il superbonus 110%. Dopo mesi di incertezze il Governo ha trasformato le proposte in una legge approvata il 5 aprile. Dal 17 febbraio i meccanismi di sconto e cessione per le agevolazioni edilizie erano state bloccate dal Parlamento. La novità maggiore riguarda le villette. Ci saranno sei mesi in più per ottenere il 110% sui lavori delle unità unifamiliari e indipendenti, a patto però che sia stato effettuato almeno il 30% dei lavori alla data del 30 settembre 2022.
“In generale, il settore dell’edilizia sta vivendo un periodo vivace, frenetico, pieno di opportunità significative”, dice Gazzano. Il presidente di Ance si riferisce sia alle occasioni che rappresenta il Pnrr sia a tutto il mondo dei bonus, “nonostante i limiti della frammentazione legislativa, dei crediti incagliati e della difficoltà a cedere i crediti”, puntualizza. Quello che serve però è un quadro stabile su un medio-lungo periodo in modo che si possano fare investimenti sul personale e sulle attrezzature.
Nonostante la vivacità, il settore sta vivendo anche delle mancanze: “Non troviamo operai e tecnici. Abbiamo prospettato una quantità di lavoro, ma la difficoltà sta nella mancanza di personale”. Anche il settore dell’edilizia cuneese, dunque, sta vivendo le criticità che altri settori denunciano da tempo: “Non ci sono giovani che si avvicinano al mondo dell’edilizia. Dobbiamo lavorare sulla formazione del personale, partire dalle scuole e investire di più sui giovani”.