CUNEO - Coldiretti Cuneo: 'I produttori di frutta pagati troppo tardi e troppo poco'

Secondo l'associazione di categoria a pesare sulla frutticoltura della Granda non c'è solo il maltempo

21/05/2019 14:56

Riceviamo e pubblichiamo da Coldiretti Cuneo.
 
Il clima anomalo di maggio, secondo gli esperti sino ad ora tra i più freddi degli ultimi 30 anni, sta mettendo  n pericolo la produzione frutticola cuneese dell’annata 2019. Dalle pesche alle mele, dalle ciliegie alle pere, dalle albicocche alle susine, dai kiwi ai piccoli frutti, si registra una riduzione di carico produttivo causata dal freddo e dalle grandinate che si sono verificate nelle ultime settimane nella Granda. Non è, però, solo il maltempo a far danni. “A gravare sul comparto frutticolo, centrale per il tessuto economico cuneese - spiega Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo - sono anche i pagamenti ritardati ai produttori da parte delle strutture di confezionamento e condizionamento che hanno rapporti diretti con la grande distribuzione organizzata. Mentre la GDO paga regolarmente entro i 90 giorni previsti dalla legge, il saldo dei pagamenti ai frutticoltori ha tempi molto lunghi, anche fino a 300 giorni. Ciò mette in grande difficoltà le imprese agricole, costrette a fare importanti investimenti per garantire alti livelli qualitativi e quantitativi di produzione a fronte di sempre più frequenti sconvolgimenti climatici, attraverso metodi di protezione come le reti antigrandine e antibrina”.
 
Basti pensare che solo dagli Uffici di Coldiretti Cuneo sono transitate quasi 400 domande di sostegno da  parte di aziende agricole per l’acquisto di reti antigrandine a valere sul bando 2019 dell’Operazione 5.1.2 del PSR, scaduto lo scorso 15 maggio, per un valore complessivo di investimenti superiore ai 4 milioni di euro.“Ma le nostre aziende non potranno mai avere la bacchetta magica per affrontare i pagamenti ritardati -  aggiunge Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Cuneo -. In più, non è accettabile relegare i produttori agricoli nel ruolo di anello debole di una filiera agroalimentare in squilibrio, in cui arrivano a percepire solo il 15% del valore del prodotto finale, insufficiente persino a coprire i costi di produzione, mentre il 40% va a chi si occupa del condizionamento e la restante parte alla GDO”.  “Serve un’attenzione particolare all’intera filiera - chiedono Moncalvo e Arosio - per dare nuovi stimoli e sbocchi ad un comparto che paga già l’embargo russo, le barriere strutturali e tariffarie che rallentano l’export e gravi problematiche fitosanitarie, come la batteriosi del kiwi. Le sfide del mercato agroalimentare globale impongono un’organizzazione di filiera sempre più strutturata, basata su sinergie tra i produttori agricoli e gli industriali più lungimiranti che, scegliendo i prodotti frutticoli di qualità del nostro territorio, investono nel vero Made in Cuneo”.

c.s.

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