Riceviamo e pubblichiamo da Coldiretti Piemonte.
Più falsi e meno vero Made in Italy. E’ questa la situazione che si è creata a due anni dall’entrata in vigore, in via provvisoria dal 21 settembre 2017, dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada (CETA), nonostante sia stato ratificato ad oggi da appena 15 Paesi Europei su 28. Crollo devastante, infatti, delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Canada, ridotte praticamente di 1/3 (-32%) scendendo a soli 1,4 milioni di chili nel primo semestre del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat. “A farne le spese anche il Gorgonzola, che fa registrare un - 48% di export, tipico della nostra regione che, nell’ultimo anno, ne ha prodotto 40 mila tonnellate, circa il 50% della produzione nazionale – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Purtroppo non ci siamo fermati al Ceta, ma anche negli altri accordi successivi, da quello con il Giappone a quello con il Messico fino al negoziato drammaticamente concluso con i Paesi del Mercosur, si registrano danni di questo tipo. La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma negli accordi di libero scambio va garantita reciprocità delle regole e salvaguardata l’efficacia delle barriere non tariffarie perché non è possibile agevolare l’importazione di prodotti ottenuti secondo modalità vietate in Italia. Occorre lavorare per una profonda revisione dell’accordo che tuteli il Made in Piemonte ed in Italy dalla concorrenza sleale e che garantisca ai consumatori la sicurezza alimentare. Gli accordi di libero scambio, siglati dall’Unione Europea – concludono Moncalvo e Rivarossa -, devono rappresentare una priorità per il nuovo Governo affinché sia garantito che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei abbiamo svolto lo stesso percorso di qualità perché il settore agricolo non deve diventare merce di scambio degli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale e ambientale sui territori”.