Ambiente prima di tutto, ma non dimenticando gli impatti di determinati provvedimenti sulle produzioni agricole che caratterizzano numerose aree del territorio piemontese e che, rappresentando un’eccellenza del Made in Piemonte, costituiscono un’importante fonte di reddito per l’intera regione.
“Parliamo, nello specifico, come abbiamo fatto presente nell’incontro della scorsa settimana agli assessori Marnati e Protopapa, degli abbruciamenti – spiegano evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale - di materiale vegetale, fondamentali per l’agricoltura e senza ripercussioni gravi sulle emissioni, poiché, in Piemonte, il divieto si estende dal 1 novembre fino al 31 marzo. Un periodo estremamente ampio che non permette di eseguire interventi volti a mantenere puliti i boschi ed i terreni come, invece, sarebbe necessario e a portare avanti pratiche utili, soprattutto, per la corilicoltura, la castanicoltura e la frutticoltura. Chiediamo, quindi, venga rivista tale normativa al più presto, restringendo il periodo di divieto tra il 15 dicembre ed il 31 marzo. Questo proprio nell’ottica dell’importanza che riveste l’attività agricola attraverso cui, in questi anni, è stato possibile preservare i territori dall’abbandono, svolgendo un insostituibile presidio rispetto all’assetto idro-geologico dell’intera regione, e mantenere un patrimonio naturale che ha una grande valenza turistica ed ambientale”.