“L’impatto delle misure previste dal Piano Straordinario di Qualità dell’Aria sull’agricoltura è sicuramente molto forte, in primis sulle aziende zootecniche ma nonsolo. L’entrata in vigore in modo così immediato, inoltre, non ha neppure concesso la possibilità di fornire alle imprese le adeguate informazioni, in un periodo particolare quale l’avvio di una nuova campagna agraria. Pur essendo necessario attivare specifiche azioni per far fronte alla problematica connessa con la procedura di infrazione in atto, resta sproporzionato quanto previsto per il comparto agricolo rispetto a quanto deliberato per la mobilità. Oltretutto, per quest’ultima, il cui contributo alla produzione di polveri sottili è indubbiamente superiore, le regole vengono applicate a 76 Comuni mentre per l’agricoltura le aree coinvolte ne comprendono ben 947”. E’ quanto commentano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale rispetto all’applicazione in Piemonte delle nuove misure straordinarie per la qualità dell’aria stabilite a seguito della recente condanna inflitta dalla Corte di Giustizia europea all’Italia per aver superato il valore limite delle concentrazioni di particelle inquinanti.
Per quanto riguarda l’agricoltura, nel periodo dal 15 settembre al 15 aprile, viene, infatti, attivato il meccanismo del semaforo e, per le zone di pianura e collina, è vietata, nei giorni di semaforo arancione o rosso, la distribuzione di tutte le matrici fertilizzanti contenenti azoto ed è sempre vietato l’abbruciamento di materiale vegetale. “Per la problematica abbruciamenti dei residui vegetali è necessario prevedere l’adozione di deroghe con particolare riferimento a quelle aree in cui è difficile adottare altri metodi di riutilizzo o smaltimento – evidenziano Moncalvo e Rivarossa –. Come anche sono insufficienti le risorse, previste nel biennio 2021-2022 del PSR, per far fronte agli adeguamenti aziendali che consentirebbero di ridurre le emissioni di ammoniaca. Necessari, quindi, chiarimenti rispetto ai presupposti che hanno determinato l’adozione di misure così stringenti, considerando come il trend emissivo del settore zootecnico, nel corso degli ultimi anni, ha registrato una costante riduzione. Ulteriore motivo per cui è assurdo scaricare sull’agricoltura, e di conseguenza sull’intera filiera agro-alimentare, problematiche che riguardano maggiormente altri settori in un momento già di forte crisi dovuta all’emergenza sanitaria in atto durante la quale, nonostante le difficoltà, le nostre imprese hanno dimostrato il loro ruolo strategico nell’ambito del tessuto imprenditoriale regionale e nazionale”.