La polemica scoppiata nelle ultime ore mette nel mirino il ‘Sistema Sanitario piemontese’: in particolare l’elevato numero di ricoverati in terapia intensiva e i tanti morti rispetto ad altre regioni. Il paragone più usato è stato il Veneto, una regione con una popolazione simile alla nostra e con una situazione analoga per quanto riguarda l’emergenza coronavirus (2.923 casi positivi contro i 2.063 in Piemonte).
C’è un motivo? Sì. In questo articolo cercheremo di spiegarlo. Partiamo dai dati. Ieri sera, martedì 17 marzo, sotto la bandiera di San Marco i ricoverati in terapia intensiva erano 177, mentre all’ombra del Monviso 226. Un numero decisamente superiore se si tiene in considerazione che i veneti sono circa 500 mila in più rispetto a noi piemontesi (4,9 milioni rispetto a 4,4), ma ancor più evidente se lo si confronta al dato a cui deve essere paragonato, vale a dire il numero di contagiati. La stessa tendenza la si registra anche per quanto riguarda i decessi: 89 a Venezia, contro i 144 di Torino.
A commentare i dati è stato nella conferenza stampa di ieri a Torino, l’assessore alla Sanità Regionale piemontese, Luigi Icardi che, dopo aver confermato lo stato delle cose, “Abbiamo un tasso di occupazione della terapia intensiva doppio rispetto al livello atteso e un’incidenza media di morti superiore rispetto ai contagiati”, ha spiegato: “La popolazione contagiata piemontese è composta principalmente da soggetti anziani”. La mente va al caso di Alassio o alla balera di Novi Ligure. “Tutto ha remato contro, abbiamo un’incidenza di popolazione anziana elevatissima. Questo ha determinato una più alta necessità di accesso ai posti di terapia intensiva e una più alta mortalità”.
Com’è noto il coronavirus è rischioso soprattutto per le persone sopra i 70 anni, età che comporta spesso la presenza di altre patologie che possono compromettere l’efficacia delle terapie. Il problema emerge più chiaramente nella nostra regione, ma interessa tutto il Belpaese. In Italia quasi un quarto della popolazione ha più di 65 anni, e ciò aumenta il rischio di un duro impatto della malattia rispetto ad altri stati.
Un altro paragone fatto dalla stampa nazionale con il Veneto riguarda i ‘tamponi a tappeto’ agli asintomatici, che la Regione Piemonte ha già fatto sapere di non essere intenzionata a fare, almeno per il momento. “Osserviamo le linee guida dell’ISS, che ci dicono di fare il tampone esclusivamente ai sintomatici, ad eccezione del personale sanitario”, ha detto il governatore Alberto Cirio. E a chi provocatoriamente gli fa notare che lui, risultato positivo al Covid-19, è stato sottoposto a tampone nonostante non presentasse i sintomi ha risposto: “Il presidente e la Giunta regionale sono organi di governo assimilati al personale sanitario, c’è un decreto governativo che impone di farlo”.
La Giunta si aspetta una risposta della cosiddetta curva dei contagi alle misure restrittive già nel fine settimana. “Oggi stiamo ancora vedendo l’effetto del periodo in cui le misure di contenimento non erano in atto, c’erano solo le scuole chiuse”. “Cinque giorni sono necessari per lo sviluppo della carica batterica all’interno dell’organismo umano, 11,5 giorni per la manifestazione dei sintomi, ma parliamo di tempi medi” , ha affermato l’assessore Icardi.
Nel fine settimana, dunque, l’Amministrazione regionale si attende una discesa del numero di nuovi contagi, o meglio del 'coefficiente di inclinamento della curva epidemica'. Se così non fosse è probabile che la Giunta cambierà idea sul tampone agli asintomatici e arriverebbro misure ancor più draconiane per contrastare la pandemia. L’auspicio è che i provvedimenti adottati sino ad oggi siano sufficienti, ma per scoprire se sarà così non ci resta che attendere… tra le mura di casa.