CUNEO - "Condizioni di vita all'interno delle carceri difficili da sostenere"

Martedì un Consiglio regionale aperto sul tema, il commento delle esponenti di AVS

Redazione 11/11/2024 08:44

Martedì 12 novembre ci sarà un Consiglio Regionale aperto sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria. Le consigliere regionali di AVS hanno visitato quasi la totalità delle carceri piemontesi: "Un sistema che non rispetta i diritti delle persone detenute, lavorare nelle carceri è sempre più difficile" si legge in un comunicato.
 
"Lo abbiamo promesso e lo stiamo facendo: i sopralluoghi nelle carceri piemontesi sono una nostra priorità di mandato, con l'obiettivo di conoscere da vicino le condizioni di vita delle persone detenute, confrontarsi con il personale penitenziario e denunciare le gravi carenze strutturali, sanitarie e sociali che caratterizzano il sistema penitenziario regionale, ormai incapace di garantire i diritti dei detenuti e di supportare adeguatamente chi vi lavora" dichiarano Alice Ravinale, Giulia Marro e Valentina Cera, consigliere regionali di AVS. I sopralluoghi hanno riguardato diverse strutture, tra cui quelle di Torino, Cuneo, Biella, Ivrea, Fossano, Saluzzo, Asti, Alba e Alessandria.
 
Giulia Marro, che ha visitato cinque istituti solo nell’ultima settimana, ha sottolineato le difficoltà vissute da detenuti e agenti: "Siamo abituati a pensare a quanto i detenuti perdano della loro vita fuori, ma mai troppo a come passano la loro vita dentro. Le condizioni di vita all’interno delle carceri sono difficili da sostenere: sovraffollamento, celle inadeguate, scarsa pulizia e strutture fatiscenti creano un ambiente di forte tensione, con gravi ripercussioni sulle relazioni tra detenuti e personale penitenziario. Lo stesso vale per i ritardi e le lentezze dei servizi: il carcere è un riflesso della società, se fuori dalle mura ci sono ritardi nella sanità, nella giustizia, nella burocrazia e nel personale, dentro i detenuti subiscono un'esperienza ancora più drammatica, con una vita fatta di attese, inattività e solitudine. In alcune strutture, come quella di Alessandria, abbiamo visto una concentrazione di persone in difficoltà economiche, con pochi mezzi di sostentamento e quindi possibilità di accesso a misure alternative. Nessuna vera possibilità di speranza".
 
Alice Ravinale denuncia un sistema penitenziario “in crisi totale”: "È un vero e proprio annus horribilis per l'universo carcerario italiano, un sistema che è arrivato a un livello di sovraffollamento mai raggiunto dalla sentenza Torregiani e 79 persone morte suicide. E anche in Piemonte la situazione è drammatica. Le persone detenute perdono la libertà, ma non dovrebbero perdere i loro diritti: e invece è quello che succede, tra celle singole usate come doppie, visite mediche specialistiche e terapie per dolori acuti che le ASL erogano con insostenibile ritardo, mancanza di psicologi ed educatori, mancanza di percorsi di reinserimento lavorativo, magistratura di sorveglianza che dà risposta alle istanze con drammatica lentezza. In tutte le carceri è evidente il problema dell'abuso di psicofarmaci, prescritti con troppa facilità alla popolazione carceraria con devastanti impatti sulle persone, così come la presenza di persone con problemi psichiatrici, spesso giovanissime, che in carcere non dovrebbero starci".
 
In merito alla situazione sanitaria all'interno delle carceri, Marro aggiunge: "In molte carceri piemontesi mancano proprio i servizi essenziali: direttore sanitario e il medico ad Alessandria, l’accesso regolare dell’operatore Serd ad Asti, medici specialistici per una popolazione che anche dentro le mura diventa sempre più anziana. Sempre più detenuti soffrono di problematiche psichiatriche, ma il sistema sanitario e penitenziario non riescono a garantire una risposta tempestiva e mirata". Altro punto critico emerso è la carenza di attività educative e di reinserimento sociale. Nonostante la presenza di scuole, l’offerta educativa è insufficiente, con poche risorse e poco personale. L'assenza di percorsi di reinserimento lavorativo e educativo è uno dei principali ostacoli alla rieducazione dei detenuti, persino nella Casa Lavoro di Alba che ospita persone che hanno già espiato la pena, ma sono ritenute 'socialmente pericolose'”.
 
Le consigliere fanno anche un’analisi delle difficoltà del personale di polizia penitenziaria, sottolineando la carenza di organico in molti istituti , con un grande senso di solitudine. Spiega Ravinale: "Basti pensare che in un carcere come quello di Ivrea, dove sono stata con Valentina Cera lo scorso venerdì, manca un comandante e mancano ispettori. Ma se non si risolve la situazione di sovraffollamento e non si migliorano le condizioni di detenzione, non potranno mai migliorare nemmeno le condizioni di lavoro degli agenti. Servirebbe ragione di misure alternative e di indulto, e invece il paradosso è che con questa situazione il Governo vuole aumentare i reati e inasprire le pene".
 
C’è inoltre una difficoltà nella gestione dei detenuti stranieri, che rappresentano un’alta percentuale della popolazione carceraria nel nord Italia (a fronte però di una diminuzione nella media nazionale): "Il sistema penitenziario italiano non è strutturato per rispondere alle esigenze di una popolazione carceraria sempre più multietnica. C’è una grande carenza di mediatori culturali, e molti detenuti stranieri sono isolati, senza poter comunicare efficacemente con il personale e gli altri detenuti" afferma Marro.
 
Le consigliere lavoreranno per portare in Regione istanze non più rinviabili: incremento delle risorse per il personale sanitario e medico, con l'introduzione di nuove figure professionali specializzate, in particolare per il trattamento delle problematiche psichiatriche; potenziamento delle attività educative e di reinserimento sociale, per garantire che i detenuti possano avere accesso a una formazione adeguata e a percorsi di recupero; introduzione di un sistema di mediazione culturale, per rispondere adeguatamente alle necessità dei detenuti stranieri, e garantire il diritto alla rappresentanza religiosa per tutti i credenti.
 
"Non possiamo accettare che le condizioni delle carceri piemontesi e italiane continuino a violare i diritti fondamentali delle persone detenute. La situazione tradisce i principi costituzionali e deve essere affrontata con urgenza" concludono le consigliere.

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