“In un momento in cui il mercato del latte è favorevole, i produttori continuano a vedersi applicare da parte dei caseifici quotazioni ben lontane dalla soglia minima di remuneratività. Comportandosi in questo modo, si manca di rispetto al lavoro di tante aziende agricole che quotidianamente producono qualità pur in mezzo a molte difficoltà. Vedendo la situazione attuale e facendo esercizio di autocritica, possiamo dire che probabilmente le aziende hanno sbagliato a non disdire i contratti a tempo debito. Non se la sono sentita di farlo per timore di restare senza acquirenti, è comprensibile, ma questo ci deve far riflettere e spingere verso una contrattazione collettiva che comporterà qualche rischio in più, ma che nel medio periodo garantirà migliori e più stabili condizioni al comparto”. Con queste parole il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, analizza l’attuale momento attraversato dai produttori di latte in provincia di Cuneo e in Piemonte, alle prese con ataviche difficoltà e speranze disilluse.
Gli allevatori che si attendevano benefici anche in Piemonte dopo l’accordo raggiunto in Lombardia sul prezzo del latte alla stalla lo scorso 14 dicembre sono rimasti molto delusi. “Ma il latte piemontese è così diverso da quelle lombardo da giustificare situazioni di prezzo così diverse? – domanda Giampiero Degiovanni, presidente della sezione Latte di Confagricoltura Cuneo -. Ci sentiamo di ‘serie B’ rispetto ai nostri colleghi lombardi. Assistiamo molto di rado a qualche iniziativa sporadica, frutto della libera iniziativa di qualche caseificio, ma non di un’organica volontà di venire incontro al mondo allevatoriale, anzi. In questo momento il latte alla stalla potrebbe essere tranquillamente pagato 2-3 centesimi di più, ma purtroppo la parte industriale non è disposta a riconoscerci alcun ritocco, non mostrandosi interessata a riconoscere gli sforzi e le difficoltà dei produttori”.
In questo clima, anche il lavoro del Tavolo tecnico del latte che si riunisce in Regione appare decisamente sterile e non sta portando i risultati attesi. “Se l’industria non arriva con proposte serie e la disponibilità a pagare di più il latte possiamo anche evitare di trovarci”, riprende netto Abellonio che sul marchio Piemunto, voluto dalla Regione, dichiara: “Ai produttori non sta fruttando alcun minimo beneficio economico. Serve una differenziazione ‘a monte’ del latte che finisce in Piemunto; la Regione trovi il modo di riconoscere parte dei vantaggi anche agli allevatori, altrimenti resta un’iniziativa interessante, ma di cui non vediamo l’utilità per la parte agricola”, conclude Abellonio.