“Confagricoltura è favorevole al CETA e agli accordi internazionali di libero scambio, sottolineando che è indispensabile un’intensa attività di vigilanza e controllo da parte della Commissione europea, anche tramite valutazioni di impatto periodiche”. Lo ribadisce Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, intervenendo sul dibattito in merito alla ratifica dell’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada.
Confagricoltura porta l’esempio di alcuni dati riferiti alla provincia di Cuneo. L’export cuneese (verso il Canada) di prodotti dell’agricoltura non trasformati, seppur modesto, vale dai 4 ai 6 milioni di euro all’anno. Se passiamo invece ai prodotti agroalimentari vediamo che la voce “bevande” che comprende i nostri vini, rappresenta una voce più significativa: nel 2017 l’export verso il Canada ha raggiunto quota 22,5 milioni di euro, in crescita rispetto ai 20,8 milioni del 2016. Complessivamente le esportazioni agricole e agroalimentari rappresentano un valore (provvisorio 2017) di 53,4 milioni, in sensibile crescita rispetto ai 42,2 milioni del 2016. Per contro, le importazioni cuneesi dal Canada nel 2017 (dati provvisori) tra prodotti dell’agricoltura e dell’agroalimentare valgono 1,7 milioni di euro. “La bilancia commerciale – commenta Enrico Allasia – è perciò decisamente a favore del nostro territorio e l’azzeramento dei dazi doganali e il riconoscimento delle denominazioni come garanzia di qualità, per fare solo due esempi, non potranno che ampliare il nostro export, in particolare di formaggi, su un mercato importante”. Sul fronte dell’import – precisa Confagricoltura Piemonte – non ci sono rischi neanche per il nostro “Made in Italy”. Le produzioni lattiero casearie prodotte e commercializzate in Italia devono indicare l’origine della materia prima: il latte. Così un formaggio fatto in Italia con latte canadese deve riportare la dizione “da latte prodotto in Canada”, o qualcosa di similare.
Per quanto riguarda il vino, il Ceta prevede l’abbattimento graduale di tutte le barriere tariffarie (i “dazi”) che ancora oggi si frappongono all’export di vino dell’UE. Non solo, l’accordo prevede la rimozione di barriere non tariffarie alla commercializzazione del vino e l’incorporazione dell’accordo specifico già in vigore, ovvero una razionalizzazione delle regole che riguardano il settore.
Agrinsieme – il coordinamento di Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, che rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole italiane, il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate – ha chiesto al Governo “di valutare con la dovuta e necessaria attenzione gli effetti derivanti dalla mancata ratifica di un importante accordo con una delle sette grandi economie del mondo”.
Il Made in Italy nel mondo è già apprezzato e riconosciuto e l’adozione di accordi che tutelano maggiormente le nostre produzioni rappresenta un’ulteriore opportunità di crescita. Bisogna “pesare” i mercati anche per il loro valore economico e strategico: nel 2016 l’export totale dall’Italia al Canada valeva 3.650,1 milioni di euro, di cui il 21,05% (767 milioni) proveniente dal comparto agricolo ed agroalimentare; l’import totale è stato di 1.446,5 milioni di euro, di cui il 31,64% agricolo e agroalimentare. Nel 2017 – dati provvisori – l’export totale, in aumento sul 2016, ha raggiunto quota di 3.936 milioni di euro, di cui 811 milioni provenienti dal comparto agricolo e agroalimentare.