“Dopo giorni di incertezze e di attesa, finalmente il governo si è degnato di dirci cosa intende fare per le vacanze natalizie, con un decreto che sembra essere una beffa per tutti gli operatori economici che, oggi più che mai, hanno bisogno di certezze e di organizzazione, di strategie concrete e soprattutto chiare”: con queste parole piene di preoccupazione e di amarezza, il direttore generale di Confesercenti Cuneo, Nadia dal Bono, commenta il decreto emanato dal premier Conte in merito alle nuove disposizioni per le feste natalizie in emergenza sanitaria da Covid-19.
“Il danno economico è incalcolabile: senza buon senso né equilibrio, è stato cancellato uno dei periodi migliori per il commercio - precisa il direttore generale Confesercenti -. E mi pare superfluo sottolineare che il ristoro previsto è irrisorio e assolutamente inadeguato: le risorse stanziate per tutta l’Italia servirebbero a malapena per la sola regione Piemonte”.
Il rischio di chiusura totale per molte aziende è estremamente alto, ammonisce Nadia dal Bono, con una ripercussione sul tessuto economico della Granda senza precedenti: “Perché è bene ricordare che una serranda che non si rialza significa un danno economico inestimabile, che ricade su una lunga filiera produttiva, passando per i moli lavoratori destinati a restare senza una occupazione”.
“Condivido pienamente le preoccupazioni di Confesercenti - ribadisce Paolo Bongioanni, consigliere regionale di Fratelli d’Italia -. Da sempre mi batto per difendere le piccole e medie imprese che, soprattutto in provincia di Cuneo, costituiscono un solido tessuto economico. Non per niente la Granda ha il rapporto partite Iva-popolazioni più alto a livello nazionale. Questo governo, però, non capisce l’importanza dell’imprenditoria ed è come parlare con un muro di gomma. I ristori sono una pillola che non porterà benefici e tutto questo ci catapulta in una crisi economica senza precedenti”.
“Oltre alla crisi economica - rincara la dose la rappresentante delle imprese cuneesi del commercio - questa situazione che penalizza soprattutto il settore dell’ospitalità, della somministrazione e del commercio in genere, avrà anche delle ricadute sociali e psicologiche non indifferenti”.