“Così non va: le decisioni prese dal governo sono una presa in giro. Hanno voluto dare un contentino, aggiungendo al danno anche la beffa, dimostrando ancora una volta di non conoscere quali sono le reali esigenze di chi ogni mattina si alza e, a suo totale rischio economico, apre la saracinesca del suo locale. Il mondo produttivo si sente beffato: ristori inadeguati, impossibilità di lavorare e regole assurde. Se non ci saranno modifiche, questo nuovo decreto decreterà solo il fallimento di numerose imprese, creando disoccupazione, povertà e malcontento”.
Con queste parole, il direttore generale della Confesercenti della provincia di Cuneo, Nadia dal Bono, rimarca il disappunto per le disposizioni governative che entreranno in vigore tra pochi giorni, il 26 aprile.
“Il nostro è un territorio montano - prosegue il direttore dal Bono -, sono pochissime le sere che è possibile mangiare all’aperto. E poi cosa significa mangiare all’aperto? I bar ed i ristoranti che con sacrificio si sono attrezzati per lavorare in sicurezza con strutture all’aperto chiuse e riscaldate, devono buttare all’aria la spesa sostenuta meno di un anno fa per riaprire in sicurezza? Inoltre le storture di un regolamento assurdo si evidenziano nella possibilità di chi fa servizio mensa di servire pasti all’interno. Siamo contenti per chi dispone di questo servizio, ma su quale base è stato decretato che il virus non frequenta le mense? Ed evidentemente il Covid-19 non ama neppure i ristoranti degli alberghi, che possono dare pranzo e cena ai clienti che pernottano nella struttura”.
Confesercenti Cuneo ha anche molte perplessità sul coprifuoco mantenuto alle 22: “Al di là delle abitudini degli italiani che raramente vanno al ristorante prima delle 20 - sottolinea il direttore dal Bono -, con l’arrivo della bella stagione, non possiamo pensare che un turista venga in Granda sapendo che alle 22 è obbligato a rientrare. Senza considerare la presa in giro per le palestre, autorizzate a riaprire quando ormai sono vicine alla chiusura per la pausa estiva. Se non ci saranno modifiche, il governo dovrà accollarsi la responsabilità del fallimento di molte imprese. Ma ricordiamo che sono le imprese, soprattutto medio piccole come quelle della Granda, che sorreggono il tessuto economico”.