Le imprese cuneesi continuano a credere nella crescita, anche se con maggiori cautele. È quanto emerge dall’analisi congiunturale di Confindustria per il terzo trimestre 2023, basata sulle valutazioni di circa 280 aziende associate nella Granda.
Nel complesso Cuneo si allinea ai dati regionali, con numeri positivi ma in rallentamento rispetto ai due trimestri precedenti. Il clima di fiducia risulta favorevole soprattutto per l’impennata delle valutazioni nei servizi, mentre il manifatturiero complessivamente considerato registra una lieve battuta d’arresto, sebbene su saldi ancora molto positivi e dati a consuntivo solidi. In particolare, i saldi ottimisti-pessimisti su produzione e ordini totali cedono rispettivamente 6 e 5 punti percentuali, attestandosi comunque, rispettivamente, a 11,6% e 8,5%. Restano positive, seppure molto prudenti, le valutazioni sulle vendite all’estero, mentre si consolidano le attese sull’occupazione. A livello consuntivo sale ancora il tasso di utilizzo delle risorse (77,8%) a fronte di una sostanziale stabilità nella propensione ad investire che interessa il 28,5% delle aziende (circa 1 punto percentuale in meno rispetto a marzo scorso). Sale di poco meno di un punto il ricorso alla CIG, che riguarda oggi il 7,7% delle imprese manifatturiere cuneesi. Nei servizi il clima di opinione recupera in modo deciso rispetto a marzo, fatta eccezione per il saldo sugli ordini export che resta negativo. Il saldo relativo ai livelli di attività passa da 4,9% a 27,6%, per gli ordinativi sale dall’8,6% al 24,1% e per l’occupazione dal 6,2% al18,4%. Gli investimenti restano invariati (23,3% delle aziende), mentre si azzera il ricorso alla CIG (2,6%). Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (83,6%).
A livello settoriale le attese di crescita sono superiori alla media nei settori meccanica, chimica-gomma-plastica ed edilizia. In rallentamento gli intermedi chimici e i materiali da costruzione. Bene l’export che nel primo trimestre ha segnato un +16,8% in provincia. “L’industria manifatturiera cuneese, come quella italiana, è attesa mantenere nel 2023 un livello di fatturato stabile a prezzi costanti, consolidando i significativi progressi degli anni post-Covid” sostiene Elena Angaramo, responsabile del Centro Studi: “Fra i settori più dinamici nel medio termine troviamo elettrotecnica, meccanica, elettronica e autoveicoli e moto, fondamentali per sostenere i progressi in chiave digitale e ambientale. Il traino dell’export sarà determinante anche per l’alimentare e bevande, insieme alla ripresa del turismo, a fronte di consumi domestici meno brillanti”.
Buone sensazioni dagli imprenditori arrivano sul fronte dei prezzi, malgrado la preoccupazione per la politica della BCE. Sul punto si è espresso il presidente di Confindustria Cuneo Mariano Costamagna: “Il continuo rialzo dei tassi non è un fattore positivo per l’industria manifatturiera italiana. Non vediamo come freni l’inflazione, ma sta frenando gli investimenti. L’Ue non mette in campo una politica da imprenditori”.
Analoghe le preoccupazioni del presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay, il quale sollecita il varo di una politica industriale a livello sia europeo che italiano: “L’ultimo piano di politica industriale risale al 2016 con Industria 4.0. Auspichiamo che da qui alla prossima legge di bilancio, guardando alle risorse del PNRR, ci sia attenzione verso i settori strategici”. Al centro delle rivendicazioni anche il tema delle competenze e l’abbattimento del cuneo fiscale: “Va reso strutturale, siamo il terzultimo Paese OCSE per peso contributivo”.