Oltre 50 persone hanno preso parte al corso di abilitazione per l’impiego degli impianti di cattura dei cinghiali e per i controlli selettivi da parte di proprietari e conduttori di fondi agricoli organizzato da Confagricoltura presso la sede provinciale di Cuneo il 15 e il 22 gennaio. I due appuntamenti rientravano nell’ambito dell’attuazione del “Piano di controllo per la specie cinghiale (sus scrofa)” approvato dalla Provincia di Cuneo. Stante l’elevata richiesta già avanzata da molti associati, Confagricoltura organizzerà un secondo corso che sarà calendarizzato tra fine inverno e inizio primavera.
“La massiccia partecipazione ai due incontri – dichiara il segretario della zona di Cuneo di Confagricoltura, Adriano Rosso – denota come il problema della fauna selvatica oltre che essere sempre attuale sia molto sentito, particolarmente nelle zone altamente coltivate. Chi ha superato il corso ha ottenuto l’abilitazione per il solo utilizzo degli impianti di cattura senza poter abbattere i capi catturati. La parte teorica ha avuto una durata di 6 ore. Gli argomenti trattati hanno riguardato la normativa vigente, le armi ammesse, i divieti, le misure di sicurezza e le forme di contro previste dal Piano di controllo, le modalità d’impiego delle gabbie e dei recinti di cattura, le norme igienico-sanitarie e la destinazione dei capi abbattuti, le modalità di richiesta e di registrazione degli interventi, la biologia della specie, il ciclo biologico e riproduttivo, la dinamica di popolazione e l’habitat”.
A partecipare sono stati i titolari di autorizzazione per l’utilizzo di gabbie che si trovano nelle condizioni di rinnovo previste dalla nuova normativa e i soggetti proprietari o conduttori di terreni che intendono installare gabbie o recinti di cattura per la prima volta, nonché i proprietari o conduttori di fondi muniti di porto d’armi uso caccia che, dove ricorrano le condizioni, intendono intervenire con controlli selettivi sui propri terreni per casi di urgenza.
“Consentire ai proprietari e ai conduttori di fondi di intervenire direttamente è soltanto una prima misura a cui devono seguire interventi di contrasto della fauna selvatica ancora più incisivi – conclude il direttore Roberto Abellonio –. Servono infatti azioni immediate e risarcimenti certi agli agricoltori, sia per i danni diretti che per quelli indiretti, mentre da un lato vanno attuate adeguate politiche di contenimento, a partire dai piani di prelievo selettivi, e dall’altro occorre mettere mano alla normativa che regola l’attività venatoria in Italia, modificando la legge 157/92”.