Mentre la Regione Piemonte annuncia l’avvio delle
sperimentazioni sul farmaco giapponese Avigan, a Marsiglia il virologo
Didier Raoult sta lavorando con la sua équipe dell’Istituto ospedaliero universitario ‘Méditerranée Infection’ sull’utilizzo dell’idrossiclorochina nella lotta alle infezioni da Covid-19.
Si tratta di un farmaco utilizzato da tempo contro la malaria, che sembra offrire risultati incoraggianti anche nel trattamento del coronavirus. Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni ha scritto al professor Raoult per avere delucidazioni in merito e ha ricevuto a stretto giro una risposta cui sono allegati il protocollo di lavoro e le relative considerazioni per operare con il farmaco Plaquenil, al fine di curare i pazienti affetti da Covid-19. Spiega Bongioanni: “Sono 24 pagine in lingua inglese che io e i miei collaboratori abbiamo tradotto e che nella serata di oggi (ieri, ndr) trasmetterò al dottor Roberto Testi responsabile medico dell’Unità di crisi regionale, al mio amico Maurizio Ippoliti dell’ospedale di Mondovì e al professor Alessandro Stecco, mio collega di consiglio regionale e presidente della commissione sanità”.
L’idrossiclorochina è già stata impiegata sia in Cina (sono in corso 20 studi su 100 persone) che in Corea. Raoult afferma che il 75% dei pazienti trattati con il Plaquenil, un farmaco a base di idrossiclorochina, dopo sei giorni di cure mostrava una significativa riduzione della carica virale, molto più bassa rispetto ai pazienti trattati diversamente. I risultati del primo studio su un campione di una ventina di pazienti, protrattosi dagli inizi di marzo fino al giorno 16, sono stati presentati e inviati per la pubblicazione alla rivista scientifica International Journal of Antimicrobial Agents.
Risultati significativi ha evidenziato anche l’abbinamento dell’antibiotico azitromicina con l’idrossilorochina, sebbene gli stessi autori dello studio ricordino che si tratta di un test su un campione di ridotte dimensioni. Il direttore dell’istituto ospedaliero di Marsiglia ammette inoltre che l’idrossiclorochina manifesta problemi di interazione farmacologica con vari trattamenti utilizzati nelle terapie intensive che preoccupano i medici. Si tratta in ogni caso di un medicinale ben conosciuto e “riproporre vecchi farmaci come trattamento antivirale per il Covid-19 è una strategia interessante, poiché sono ben note le interazioni tra i farmaci sul profilo di sicurezza, effetti collaterali e posologia”.
“Anche se non addetti ai lavori, non possiamo lasciare la strada intentata per quanto riguarda le cure farmacologiche” commenta il consigliere Bongioanni, che aggiunge: “Mi sto altresì occupando di studiare come e dove aumentare i posti letto di terapia intensiva, che è una delle nostre priorità, come sta succedendo a Ceva e come da mercoledì accadrà Verduno”.