CUNEO - Coronavirus, anche Cuneo in zona arancione: cosa si può fare e cosa no

Le misure in vigore da stamattina fino al 3 aprile: scuole chiuse, bar e ristoranti chiusi alle 18, spostamenti limitati allo stretto necessario

Redazione 10/03/2020 09:43

Da stamattina, martedì 10 marzo, e fino al prossimo 3 aprile, anche la provincia di Cuneo rientra nella “zona arancione”, estesa dal Governo a tutto il territorio nazionale per contrastare la diffusione del Coronavirus. Per oltre venti giorni, quindi, la nostra vita sarà fortemente condizionata dalle misure restrittive imposte dal Decreto firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A partire dalla serata di ieri, nei minuti successivi alla conferenza stampa del Primo Ministro, in molti hanno chiesto, sui social e nelle chat, chiarimenti sui provvedimenti che caratterizzeranno la vita degli italiani nelle prossime settimane. Proviamo a fare chiarezza analizzando per punti le misure contenute nel Decreto.
 
Scuole
 
Gli istituti di ogni ordine e grado resteranno chiusi fino al 3 aprile su tutto il territorio nazionale. Tutte le istituzioni scolastiche sono invitate a fornire le attività didattiche online.
 
Spostamenti e trasporti
 
Non esiste un limite territoriale (comune, provincia, regione), tutta Italia è considerata zona arancione ed è sottoposta alle medesime misure. L’indicazione è di ridurre al minimo gli spostamenti, che sono consentiti solo per motivi di lavoro, motivi di salute comprovati da certificato medico o motivi di vita domestica (fare la spesa). Le motivazioni andranno esposte in un’autocertificazione (il modulo aggiornato sarà pubblicato nelle prossime ore), alle forze dell’ordine il compito di eseguire i controlli. L’autocertificazione sarà richiesta anche ai passeggeri in arrivo e in partenza negli aeroporti. Restano regolarmente attivi i trasporti pubblici. Gli assembramenti sono vietati sia in spazi chiusi che all’aperto.
 
Merci
 
Nessuna limitazione per l’autotrasporto, né per i corrieri. Verrà assicurato il normale rifornimento delle attività commerciali, non solo per quanto riguarda i beni di prima necessità.
 
Ristorazione
 
Bar e ristoranti aperti solo dalle ore 6 alle ore 18 nel rispetto delle distanze di sicurezza tra persone (la consegna di cibo a domicilio è consentita anche oltre le 18). Chiusi, invece, i pub.
 
Intrattenimento
 
Chiusi su tutto il territorio nazionale cinema, teatri e musei.
 
Uffici pubblici
 
Restano aperti, ma con accessi contingentati e nel rispetto delle distanze di sicurezza tra persone.
 
Svago e sport
 
Chiusi impianti sciistici, piscine, palestre e strutture sportive in generale. Sospese gare e campionati di tutte le discipline, anche a livello professionistico (si ferma, quindi, anche il campionato di Serie A di calcio). Chiusi anche centri di aggregazione, discoteche, sale da ballo, sale giochi e sale scommesse. Alcuni centri termali potranno aprire solo per assicurare le cure che rientrano nei livelli di assistenza sanitaria.
 
Concorsi
 
Sospesi tutti i concorsi pubblici, salvo quelli per i medici. Si fermano anche gli esami per il conseguimento della patente di guida. A chi ha il foglio rosa verranno prorogati i termini.
 
Lavoro e commercio
 
Restano aperti negozi, fabbriche, aziende e centri commerciali, sempre nel rispetto delle distanze di sicurezza tra le persone e delle misure igieniche. Supermercati e centri commerciali resteranno chiusi nel weekend. Laddove possibile, i datori di lavoro sono invitati a incentivare lo smart working.
 
Pronto Soccorso e case di riposo
 
Divieto per gli accompagnatori dei pazienti di restare nella sala d’attesa del Pronto Soccorso. Accessi limitati nelle case di riposo: molte strutture hanno vietato del tutto le visite.
 
Funzioni religiose
 
Fino al 3 aprile sono sospese su tutto il territorio nazionale tutte le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali. Pertanto è sospesa anche la celebrazione della messa e degli altri riti religiosi, come la preghiera del venerdì mattina per la religione islamica. Sono consentiti l'apertura e l'accesso ai luoghi di culto, purché si evitino assembramenti e si assicuri la distanza tra i frequentatori non inferiore a un metro.
 
Sanzioni
 
Secondo quanto stabilito dal decreto la violazione delle prescrizioni è punita con l'arresto fino a tre mesi e l'ammenda fino a 206 euro, secondo quanto previsto dall'articolo 650 del codice penale sull'inosservanza di un provvedimento di un’autorità. Ma pene più gravi possono essere comminate per chi adotterà comportamenti, come ad esempio la fuga dalla quarantena per i positivi, che possono configurare il reato di delitto colposo contro la salute pubblica.
 

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