Le lamentele dei residenti del quartiere Cuneo Centro per il degrado che serpeggia nella zona di piazzale della Libertà e corso Giolitti non sono una novità. Loro malgrado non lo sono nemmeno le manifestazioni e i presidi organizzati dall’omonimo Comitato per richiedere più controlli e sicurezza.
La zona intorno alla stazione è un ricettacolo di spaccio e la percezione di insicurezza è aumentata dal comportamento incivile di persone senza fissa dimora, in gran parte stranieri: ubriachezza manifesta e alcolismo diffuso, sporcizia e schiamazzi fino a tarda notte sono solo alcuni dei problemi denunciati.
Nella serata di ieri, venerdì 6 settembre, alcuni membri del Comitato di Quartiere Cuneo Centro, in collaborazione con dei volontari hanno allestito un gazebo all’angolo tra piazzale Libertà e via Silvio Pellico dove hanno raccolto le impressioni dei passanti, ma non si è trattato del ‘solito’ presidio.
“Che cosa è per te lo spazio pubblico?”. Questa la domanda che i membri hanno posto a chi si è avvicinato al banco, chiedendo di scrivere la risposta su un cartoncino. Un modo di affrontare la tematica partendo da un punto di vista diverso che ha coinvolto decine di persone. Interessante il risultato, in quanto la maggior parte di chi ha deciso di mettere su carta i propri pensieri ha inteso l’interrogativo con una negazione. Nello spazio pubblico ‘non’ si urina, ‘non’ si spaccia, ‘non’ ci si ubriaca.
Sintomo dirimente dello stato d’animo dei residenti, spazientiti da una situazione che dura da troppo tempo. L’idea dei rappresentanti del Comitato è stata quella di stemperare gli animi con un confronto tra chi abita nella zona e con chi passa tutta la giornata in strada: “I residenti vogliono sapere cosa fanno quei ragazzi tutto il giorno seduti sotto i portici e sulle panchine - spiega l’antropologa e rappresentante del CdQ Cuneo Centro, Giulia Marro - Non si tratta di persone razziste, ma esasperate, così come lo sono gli stranieri che sono arrivati in Italia e hanno visto solo ostacoli davanti al loro cammino”.
"Ognuno di noi ha una diversa concezione di spazio pubblico - ha continuato Marro -. A Cuneo è poco utilizzato, soprattutto in quest’area dove la gente sta reagendo chiudendosi in casa piuttosto che uscire e approfittare delle panchine, che sono sempre meno elemento di socializzazione”. Da qui l’idea dell’incontro, definito dagli organizzatori ‘positivo’, in quanto i cuneesi si sono fermati a parlare a lungo con i ragazzi stranieri che sostano più spesso in strada. I giovani hanno ammesso il problema dello spaccio, ma hanno anche spiegato che alcuni di loro lavorano di notte.
L’iniziativa non ha certamente risolto una problematica annosa, ma ha aiutato i partecipanti a capire le esigenze “dell’altro” e a stemperare i toni. Per risolvere la situazione però, serve ben altro, a partire dall’intervento delle istituzioni. Lo scorso 30 agosto il Comune di Cuneo ha pubblicato la gara del progetto ribattezzato ‘La Boa’ (Laboratorio di Accoglienza n.d.r.), che stanzierà più di 300 mila euro per il sociale, individuando nel vicino (e discusso) Movicentro, il baricentro dell’attività progettuale per la quale potranno proporsi istituzioni, esercenti pubblici e commerciali e appartenenti al terzo settore. Il laboratorio dovrà garantire l’apertura di uno sportello e il presidio del territorio, attraverso azioni di sviluppo locale e di qualità urbana e animazione sociale con iniziative ed eventi culturali oltre ad un’adeguata informazione e comunicazione. Una volta aggiudicato durerà circa due anni. Si cercano educatori/animatori di comunità e mediatori interculturali, linguistici e sociali.
Difficile dire se questo passaggio sarà sufficiente a risolvere o almeno migliorare lo stato delle cose, ma perlomeno si tratta del primo tentativo di affrontare la problematica con una programmazione a medio termine.