CUNEO - Cosa serve alla sanità piemontese? Parlano i medici: "Gli annunci sui nuovi ospedali diventino fatti concreti"

Il sondaggio proposto da Anaao Assomed ha raccolto le opinioni di quasi seicento medici ospedalieri e dirigenti sanitari del Piemonte

Immagine di repertorio

25/07/2024 15:29

Anaao Assomed Piemonte ha promosso un sondaggio per valutare la percezione dei medici ospedalieri e dei dirigenti sanitari dello stato della Sanità Pubblica Piemontese. L’iniziativa coincide con l’insediamento della nuova Giunta e in particolare del nuovo Assessore Federico Riboldi e si pone l’obiettivo di presentargli l’opinione dei lavoratori in prima linea, le loro richieste, i loro problemi, affinché sia chiaro da dove si parte e dove i lavoratori vorrebbero arrivare.
 
Il sondaggio è stato aperto dal 9 al 21 luglio 2024, hanno risposto 582 medici ospedalieri e dirigenti sanitari piemontesi. Il 76% dei responders è over 40 anni, i generi sono entrambi equamente rappresentati e l’ASL con più risposte, sia in percentuale che in numero assoluto, è l’ASL TO5.
 
La prima domanda ha sondato il tempo di visita che i medici riescono a dedicare ai loro pazienti, che troppo spesso viene sacrificato a scapito di una presunta maggiore efficienza: parlare con i malati, ascoltarli, è tempo che riduce gli errori, che conforta, che cura. Ma per il 72% dei medici questo tempo non è abbastanza. Poco tempo e spesso utilizzato per richieste inutili: il 40% dei responders ritiene che quasi la metà delle richieste di visite/esami sia inappropriata, il 34% ritiene che sia inappropriata una richiesta su quattro. Tantissimo.
 
Come andiamo dicendo da tempo, per abbattere le liste d’attesa sarebbe indispensabile lavorare per migliorare l’appropriatezza prescrittiva, magari stilando dei piani diagnostico-terapeutici a livello regionale, che favorirebbero così percorsi di cure omogenei e l’integrazione ospedale e territorio. Oltre il 40% dei responders ritiene infatti importante creare e ampliare questi modelli di percorsi diagnostico-terapeutici per le principali patologie, basati sull’evidenza scientifica, e il 64% sarebbe disponibile a collaborare per stilarli. Ma se non tanto a lavorare sull’appropriatezza e a visitare i pazienti, è certo che i medici occupano, a malincuore, molto tempo per incombenze di tipo burocratico/amministrativo, da sempre odiate. Infatti, il 90% ritiene che il lavoro burocratico sia eccessivo: percentuali che lasciano pochi dubbi su dove bisognerebbe intervenire.
 
E a questo si aggiungono le lungaggini di sistemi informatici costosissimi ma inefficienti: perché supportati da pc obsoleti, perché i programmi sono numerosi e non interconnessi, perché la linea è lenta. In sintesi, il sistema informatico della propria Azienda è efficiente solo per il 9% dei responders. Cosa si può fare? Alla domanda aperta, in moltissimi suggeriscono di delegare le incombenze burocratiche agli amministrativi: limitando il ruolo del medico alla prescrizione o firma, e lasciando l’attività compilativa ad una segretaria/o. Poi, sono indispensabili software veloci, interconnessi con procedure snelle e salvataggi automatici. Tablet moderni con una rete efficiente. Certamente, i software andrebbero pensati e magari testati con i lavoratori, per eliminare le lungaggini che chi non opera sul campo non vede. Certamente, servirebbe assumere. Ma, in attesa del pienone ai concorsi, gli specializzandi sono un aiuto prezioso. Lo dice il 60% dei medici, ed il 30% sottolinea la responsabilità e l’impegno nel loro tutoraggio che, ricordiamo, non viene remunerato.
 
Su cosa si potrebbe ancora intervenire? Certamente favorendo la dimissione in strutture idonee degli anziani non autosufficienti, problema dichiarato dall’86,5% dei responders e nota causa del boarding in Pronto Soccorso. Facilitando le dimissioni dai reparti e favorendo il ricovero dei pazienti in attesa, si eviterebbe di dover aprire nuovi Pronto Soccorso privati: l’83% dei medici ritiene infatti che aprire nuovi Pronto Soccorso privati non sia la soluzione al sovraffollamento.
 
Sicuramente, se qualcosa bisogna inaugurare, questi sono i nuovi ospedali. È tempo che i roboanti proclami sui numerosi nuovi ospedali si concretizzino in fatti concreti: per oltre il 50% dei responders i locali dove lavorano sono decorosi ma andrebbero rinnovati, mentre per il 28% sono fatiscenti. In tutto ciò le Direzioni come vengono vissute dai lavoratori? Male: il 76% dichiara che non hanno affrontato i reali problemi dei lavoratori, solo il 23% magnanimamente ritiene che le scarse risorse a disposizione abbiano limitato le reali possibilità di agire.
 
A conclusione, anche per dare un giudizio sul passato e un augurio per il futuro lasciamo parlare i medici: l’81% è molto preoccupato per il futuro del SSN; il 91% crede che il SSN sino ad ora sia stato abbandonato. Ma, se ognuno è artefice del proprio destino, vogliamo credere che il destino del SSN sia nelle mani di chi lavora e di chi lo deve guidare. E che quindi volendo, la rotta si possa invertire.
 

c.s.

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