Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa firmato da Bruno Mellano, garante dei detenuti del Piemonte, sulla situazione sanitaria nelle carceri cuneesi.
La situazione attuale nella gestione dell’emergenza Covid nelle carceri cuneesi, in particolare se riferita alla situazione del resto del Piemonte, segnala elementi di valutazione molto interessanti e feconde per l’intero panorama penitenziario. Nei 4 istituti penali della provincia Granda (Alba, Cuneo, Fossano e Saluzzo) si è fatto il 42% dei tamponi effettuati in tutto il Piemonte, ma i detenuti attualmente positivi sono solo 6 su 788 (con un tasso positivi/presenti del 0,76%) e rappresentano il 14% dei detenuti positivi ora presenti in Piemonte. Le scelte fatte dalle ASL (ASL CN1 e ASL CN2) e dalle Direzioni di Carcere sono state coraggiose e lungimiranti: stanare il virus cercando pro-attivamente i positivi anziché attendere che la situazione peggiori con l’evidenza dei sintomatici. In tutti gli istituti della Provincia di Cuneo il numero di tamponi effettuati dall’inizio della pandemia è necessariamente superiore ai detenuti presenti: mediamente occupano l’85% della capienza disponibile. Permane la gravità del sovraffollamento della Casa di Reclusione di Alba che rimane piena al 130%. Meno felice la situazione degli operatori: nel cuneese è stato effettuato il 24% dei test messi in campo a livello regionale, con una percentuale di esiti positivi del 10% (45 positivi, di cui 44 agenti di polizia penitenziaria) che rappresentano il 23% circa degli operatori positivi a livello regionale.
La lezione impartita dalla prima ondata, che aveva fatto registrare un significativo numero di contagi soprattutto a Saluzzo (con Torino e Alessandria), ha lasciato in eredità una certa prudenza, che ora non deve lasciare spazio al rilassamento che già mette a rischio la vita “fuori”. Proprio per questa esperienza, su richiesta e sollecito dei garanti, Saluzzo è rientrata in un progetto di monitoraggio effettuato dall’Associazione internazionale Medici senza Frontiere che ha elaborato un documento di analisi e di procedure di gestione dell’emergenza COVID in carcere. Un ultimo dato riguarda la gestione dei positivi: negli istituti presi in esame, i positivi al COVID 19 vengono tutti gestiti internamente al carcere, sia gli asintomatici che i paucisintomatici: ciò fa pensare che fortunatamente non si è trattato finora di casi gravi o a rischio, ma ciò fa emergere anche quanto sia importante poter disporre di adeguati spazi di quarantena e isolamento, possibili solo in istituti non sovraffollati.
Se si pensa che Alba è al 130% del rapporto presenza/capienza e Cuneo al 97% vengono i brividi a pensare a cosa potrà accadere in caso di recrudescenza dell’epidemia o di individuazione di focolai del virus, senza infine sottovalutare le dinamiche proprie degli ambienti chiusi come i penitenziari, dove i timori, le mancate o le cattive informazioni possono determinare ondate di preoccupazione e di panico difficilmente gestibili. I dati di speranza che vengono dai detenuti non cancellano i dati meno incoraggianti che arrivano dagli agenti di polizia penitenziaria: oggi come non mai è evidente che la comunità penitenziaria è unica. La richiesta dei Garanti, ma anche le formali sollecitazioni dei sindacati di polizia penitenziaria, pongono l’attenzione sulla necessità di screening generalizzati e continuativi delle varie componenti della comunità ma in un contesto ove rimane evidente che solo con un’efficace politica di deflazione delle presenze è possibile diminuire la pressione sulle strutture e sul personale, che mai come oggi ne ha bisogno, perché se Atene piange, Sparta non ride.