Nei primi sei mesi del 2020 il valore delle esportazioni piemontesi si è attestato a 18,7 miliardi di euro, registrando complessivamente una flessione del 21,2% rispetto all’analogo periodo del 2019. L’emergenza Covid-19, che ha colpito duramente il tessuto regionale a livello produttivo, ha avuto pesanti conseguenze anche sulle vendite all’estero. Se nel I trimestre, infatti, la flessione è stata del 5,8%, gli effetti della pandemia si sono manifestati con ancora maggior evidenza nel II trimestre dell’anno, periodo in cui il calo delle esportazioni ha raggiunto il 35,7%.
La battuta d’arresto evidenziata sul fronte del commercio estero dalla nostra regione è risultata più intensa rispetto a quanto avvenuto a livello complessivo nazionale (-15,3%). Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, sono state le regioni del Nord a fornire i contributi negativi maggiori e, in particolare, Lombardia (-15,3%), Emilia Romagna (-14,2%), Veneto (-14,6%) e Piemonte che, da sole, spiegano i due terzi della flessione tendenziale delle esportazioni del nostro Paese.
Nonostante la performance negativa della nostra regione abbia assunto un’intensità maggiore rispetto a quella - seppur elevata - manifestata dalle altre principali regioni esportatrici italiane, nel periodo gennaio-giugno 2020, il Piemonte si è comunque confermato, la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,3% delle esportazioni complessive nazionali (incidenza tuttavia inferiore rispetto a quella rilevata nello stesso periodo del 2019, quando raggiungeva il 10,0%).
“Un semestre da dimenticare quello che abbiamo vissuto fino a giugno, e che speriamo di esserci lasciati alle spalle: il nostro export ha accusato un colpo fortissimo a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, le nostre merci sono rimaste in magazzino o non sono state del tutto prodotte. Il mondo si è fermato in quei terribili mesi e non potevamo aspettarci un risultato diverso per la nostra regione. Il Piemonte si conferma comunque la quarta regione esportatrice italiana, ma abbiamo registrato performance peggiori di altre realtà italiane nostre competitor e del dato complessivo nazionale. Dobbiamo quindi lavorare con maggior determinazione per consentire ai nostri prodotti di qualità di varcare i confini: l’internazionalizzazione è la strada maestra per poter crescere davvero” ha commentato Gian Paolo Coscia, Presidente Unioncamere Piemonte.
Il I semestre del 2020 è stato in rosso per tutti i principali settori di specializzazione delle esportazioni piemontesi ad eccezione del comparto alimentare, che ha ancora messo a segno una crescita (+1,9%).
Il primo comparto dell’export regionale si è confermato quello meccanico, che crea da solo circa un quarto delle vendite all’estero e registra nel I semestre 2020 una flessione del 21,7%. La filiera tessile e quella di metalli non hanno vissuto dinamiche migliori, evidenziando un calo delle esportazioni rispettivamente pari al 28,3% e al 25,1%. Le imprese della gomma-plastica hanno segnato una contrazione del 18,4%, di intensità inferiore è risultato il calo delle esportazioni di prodotti chimici (-10,5%).
Il dato peggiore appartiene ancora una volta ai mezzi di trasporto, le cui vendite oltre confine hanno subito una contrazione del 35,6%. Questo comparto, che genera circa il 16,4% delle esportazioni regionali, aveva registrato una battuta d’arresto già nel I semestre 2019 (-15,1%). In particolare le flessioni più consistenti hanno riguardato l’export di autoveicoli (-43,7%), di prodotti della componentistica autoveicolare (-32,8%), le vendite oltre confine del comparto nautico (-75,0%) e dell’aerospazio (-23,7%).
Per quanto riguarda i mercati di sbocco, nel I semestre 2020 il bacino dell’Ue-27 ha attratto il 56,7% dell’export regionale, il 43,3% si è diretto verso i mercati Extra Ue-27 (Gran Bretagna compresa).
Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono diminuite del 19,7% rispetto al I semestre del 2019. La Francia, primo partner commerciale della regione, ha ridotto l’acquisto di merci piemontesi del 22,1%, la Germania del 18,8%. Una contrazione ancora più marcata ha riguardato le vendite verso il mercato spagnolo (-24,1%) e quello polacco (-29,0%).
Peggiore è stata la performance verso i mercati extra Ue 27. Le vendite dirette in questi paesi sono mediamente diminuite del 23,1% con picchi di calo più accentuati in Svizzera (-34,5%), Brasile (-30,0%) Turchia (-27,1%) e Regno Unito (-25,4%). Negativo anche l’export verso il mercato statunitense (-22,7%).
A livello territoriale si evidenziano risultati negativi per tutte le realtà provinciali. La flessione più contenuta, sebbene a doppia cifra, è stata registrata dal Verbano Cusio Ossola (-10,9%). La Provincia Granda ha segnato una diminuzione del 13,9% delle vendite oltre confine, seguita da Novara con un -15,4%. Con una flessione meno intensa rispetto alla media regionale troviamo ancora Vercelli (-16,8%), mentre tutti gli altri territori subiscono crolli più pesanti: Alessandria (-32,4%), Biella (-28,9%), Asti (-24,6%) e Torino (-21,4%).