CUNEO - Cuneo approva il “centro commerciale dello sport” nell’ex Auchan

Sì alla variante, Lauria attacca: “Chi costruisce è implicato in vicende di corruzione”. Sturlese: “Un’altra torre nel cielo di Cuneo, dopo PUF e nuovo ospedale”

in foto: l'ingresso del futuro MOS nel rendering dell'azienda

Andrea Cascioli 02/02/2022 15:58

Dopo un lungo lavoro delle commissioni consiliari, l’incontro con i proponenti del progetto per l’ex Auchan e una seduta del Consiglio comunale che è stata perfino secretata in alcuni interventi, la variante 31 al Piano Regolatore di Cuneo è realtà.
 
Variante parziale, come tiene a ribadire l’assessore all’Urbanistica Luca Serale che ha coordinato i vari passaggi: “La Provincia si è espressa in modo inequivocabile sulla natura parziale e non strutturale della variante: questo dà un taglio a tutti i dubbi affrontati in sede di approvazione”. La questione non è lessicale perché, come ricorda l’assessore, una variante strutturale avrebbe richiesto un ben più complesso iter. Ieri (martedì 1 febbraio) i consiglieri di maggioranza hanno invece potuto chiudere la faccenda, votando sulle quindici osservazioni pervenute da cittadini, imprese e dagli stessi membri del Consiglio comunale. È stato incassato, pur se in ritardo, anche il parere dell’Arpa che ha escluso la necessità di una valutazione ambientale strategica. “Non è detto sia l’ultimo capitolo della vicenda, - avverte Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni - perché a nostro giudizio questa è una variante strutturale, truccata da variante parziale”.
 
La parte del leone nel complesso di interventi approvati la fa l’ex Auchan. Qui i proprietari di alcuni terreni annessi al parco commerciale Grande Cuneo hanno chiesto permessi di costruzione su un’area di circa 76 mila metri quadri tra via Margarita, via Savona e via Cappa. Parte del terreno, oggi a maggese, è già edificabile (17.500 mq), mentre un’altra parte dell’area è destinata a uso agricolo. L’idea progettuale della società di servizi immobiliari Nhood (proprietaria) e di MOS srl - per un investimento da decine di milioni di euro - è quella di una fusione tra intrattenimento, sport e commercio”. Si tratta del progetto di un mall of sport (da cui l’acronimo MOS), definito dai promotori un “format di assoluta novità a livello nazionale”: un sistema integrato di funzioni e servizi in grado di ospitare decine di discipline sportive, sia a livello professionistico che amatoriale.
 
Quella che secondo i suoi artefici rappresenta “la nuova frontiera dell’impiantistica sportiva” ha ricevuto lo scorso ottobre a Trento la benedizione dei massimi vertici dello sport, a partire dal presidente del CONI Giovanni Malagò. La formula presentata a Cuneo è la stessa che si sta portando avanti a Chieti e Genova, in quest’ultimo caso con la giunta di centrodestra in pressing per l’approvazione, mentre Pd e centrosinistra fanno argine. Al vertice di MOS in veste di presidente c’è il bellunese Aldo Brancher, ex prete divenuto braccio destro di Fedele Confalonieri in Fininvest e poi deputato, sottosegretario e ministro - per diciassette giorni nel 2010, in mezzo a una burrasca giudiziaria - con Forza Italia. L’amministratore delegato e cofondatore della società con sede Sant’Ambrogio in Valpolicella è l’immobiliarista veronese Francesco Monastero, che è anche direttore generale di Expandia (azienda attiva nello sviluppo di centri commerciali) e ceo di WeArena, il primo parco tematico digitale in Italia.
 
Le obiezioni al progetto sono di vario ordine. Sturlese si è concentrato sulla supposta incoerenza rispetto a un PRG che ha sempre collocato a San Rocco Castagnaretta, non nell’Oltregesso, la futura “cittadella dello sport” cuneese: “Si afferma che tutti abbiamo preso un abbaglio perché quell’area sarebbe stata ‘marginalmente dedicata allo sport’. Non so allora come mai una decina di anni fa gli assessori fossero andati a Treviso a visitare la cittadella dello sport, proprio in vista di questa realizzazione”. In ogni caso, ha aggiunto il decano della sinistra movimentista, “non ci stiamo al ‘patchwork’ di un PRG che non si vuole cambiare e che quindi rimane invariato nelle sue dimensioni assurde, permettendo di consumare altri 70mila metri quadrati di terreno”. Si contesta il fatto che Provincia e Arpa abbiano incassato senza fiatare le proposte del Comune (“la Provincia ha chiesto di avere le tavole, l’Arpa vuole una valutazione ambientale strategica”), ma soprattutto l’impatto della nuova mole di cemento sul territorio. “Tra le altre cose si è accettato di far passare un albergo da sei piani” osserva il consigliere: “Significa creare sul territorio almeno quattro emergenze nel panorama cittadino: il nuovo ospedale, il PUF al centro, l’hotel verso Madonna dell’Olmo e ora questa torre a Madonna delle Grazie. Altro che ‘città del parco’ (Parri, ndr), siamo la ‘città delle torri’”.
 
Non ha partecipato alla votazione per le stesse ragioni nemmeno Beppe Lauria. Era stato lui a chiedere l’incontro con i proponenti e poi la secretazione del suo intervento in Consiglio comunale: “Vorrei ricordare che chi ci regala il tutto realizza quest’opera con un soggetto che ha avuto problemi riguardanti la corruzione. Mi chiedo se gli uffici deputati abbiano fatto le opportune valutazioni”. A giudizio dell’ex assessore provinciale sarebbe mancato anche il coinvolgimento del territorio: “Sarei curioso di sapere quali associazioni sportive abbiano partecipato al percorso: che io sappia nessuna vi è stata coinvolta”.
 
“Le richieste formulate dalla ditta non sono state accolte tout court, ma con una certa logica” obietta il capogruppo di Centro per Cuneo Luca Pellegrino. Che elenca affinità e divergenze tra MOS e Comune: “Si chiedevano sei piani per l’ambito turistico e ne sono stati concessi quattro. Si chiedeva un’altezza fino a 25 metri per la parte sportiva ed è stato risposto che i metri sono 12. Solo per le strutture dove ciò sia necessario all’omologazione da parte del CONI si potrà superare questo limite”. “Con la variante abbiamo quasi dimezzato la potenzialità commerciale che quell’area potrebbe esprimere e ridotto il consumo di suolo” replica a sua volta l’assessore, liquidando in poche parole la questione della “sovrapposizione” con la cittadella dello sport di San Rocco: “Quella del PRG era un’indicazione politica, non è vincolante”. Quanto ai rilievi di Lauria, la risposta è secca: “I documenti sono stati rivisti dalla nostra struttura tecnica che si è avvalsa di un consulente legale. Non ci sono elementi tali da poter pregiudicare l’atto”.

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