CUNEO - Cuneo, la “norma Enrici” si arena: scontro sul consigliere delegato

Le minoranze vogliono un limite di tre anni per le nomine, la maggioranza no. Ma senza l’approvazione di due terzi del Consiglio non se ne fa nulla

Andrea Cascioli 26/01/2024 15:00

Si è parlato del ruolo dei consiglieri delegati nell’ultima seduta della commissione Statuto e regolamenti del Comune di Cuneo. Un dibattito che oggettivamente non appassiona l’uomo della strada, ma che ha assunto un certo rilievo quanto agli equilibri politici del parlamentino di via Roma.
 
Non è un mistero, infatti, che la modifica allo statuto comunale debba far fronte a una precisa richiesta del gruppo Centro per Cuneo: una delega specifica da attribuire a Silvano Enrici, per sancire anche in via ufficiale il suo ruolo di esperto di infrastrutture e reti tecnologiche. Della questione si era già parlato in autunno, senza troppa convinzione. Poi il tema è tornato all’ordine del giorno nell’ultima seduta consiliare, dove il blitz dei centristi era stato sventato dalle opposizioni che lo ritenevano una forzatura.
 
Così il dossier è finito sul tavolo di Noemi Mallone (Fratelli d’Italia), presidente della commissione Statuto. Occorre premettere che la delega attribuita a questo o quel consigliere, su iniziativa del sindaco, ha natura solo consultiva ed è vincolata - chiarisce un parere ministeriale - “all’esame e alla cura di situazioni particolari”. Non si tratta quindi di un “mini assessorato”, almeno nelle intenzioni del legislatore, tanto più che l’incarico è gratuito e non dà “la possibilità di assumere atti a rilevanza esterna, né di adottare atti di gestione spettanti agli organi burocratici”.
 
Per regolare la faccenda, finora poco definita, Mallone si è ispirata alla norma che ha adottato il comune di Pesaro (guidato dal piddino doc Matteo Ricci, per inciso), dove si pone un vincolo di tre anni di durata per questo tipo di deleghe. Proprio su questo punto si è arenato il dibattito nell’assise civica: le opposizioni pretendono che il limite temporale resti e che sia diverso da quello previsto per gli assessori, proprio per evitare sovrapposizioni. Per la maggioranza si tratta di un falso problema, tanto più che nulla impedisce al sindaco di revocare la delega in tempi più brevi.
 
D’accordo con Mallone, che ha parlato dei tre anni come “un termine congruo”, si sono espressi Ugo Sturlese di Cuneo per i Beni Comuni (“stabilire una delega a inizio di consiliatura è senza senso: non si può pensare a deleghe che funzionino quando sono ancora vacanti gli assessorati”), Paolo Armellini di Indipendenti (“la delega è vincolata a un mandato di fiducia del sindaco, giusto che venga limitata”), Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia (“i tre anni sono più che sufficienti”), il quale ha anche formulato dubbi di natura legale, fugati dal segretario comunale Giorgio Musso: sulla durata del consigliere delegato la legge non dice nulla, purché viga il mandato del sindaco che lo ha nominato. A rompere il fronte di maggioranza è stato Nino Pittari del gruppo misto, per il quale “è giusto differenziare: la delega non equivale a quella assessorile”. Da Giancarlo Boselli di Indipendenti è arrivato un avvertimento preciso alla maggioranza: “Se Enrici o altri verranno nominati consiglieri delegati, non potranno parlare a nome dell’amministrazione con soggetti esterni: ci sarà un controllo anche su questo”. Beppe Lauria (Indipendenza!) ha paventato invece “il rischio che si venga presi dalla smania di riequilibrare i rapporti tra i partiti, andando ad assegnare deleghe su deleghe”.
 
“Chi esce dal seminato è richiamabile, dal sindaco e anche dai consiglieri: non facciamo un processo alle intenzioni” è la replica giunta dalle file della maggioranza, per voce di Sara Manassero (Partito Democratico). Per Serena Garelli (Centro per Cuneo) “far durare la delega per tutto il mandato sembra naturale. Il lavoro è continuativo, non si capisce perché la stessa persona dovrebbe essere eventualmente rinominata per altri due anni”. “Lasciamo che il sindaco competente abbia la facoltà di decidere cosa fare” ha tagliato corto l’altro centrista Vincenzo Pellegrino, supportato con argomentazioni analoghe da Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale Democratica), Claudia Carli (Pd) e Mario Di Vico (Crescere Insieme).
 
La seduta si è conclusa con un nulla di fatto: il voto dei commissari è in maggioranza a favore della proposta di un mandato quinquennale anziché triennale. Ma senza il consenso di due terzi del Consiglio, cioè della maggioranza qualificata prevista, lo statuto non si modifica. Si tornerà a parlarne in una prossima riunione della commissione. Il rischio, per Enrici, è quello che gli ha sibilato perfidamente il vicino Boselli a fine seduta: “Il consigliere delegato lo farai alla prossima legislatura”.

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