CUNEO - Cuneo, l’asta per palazzo Chiodo va deserta. E adesso?

Nessuna offerta per la dimora cinquecentesca, acquistata dal Comune per 2,4 milioni e da tempo a rischio crollo. Boselli: “Ora devono decidere cosa farne”

Andrea Cascioli 19/01/2024 07:33

Non c’è nessuna offerta d’acquisto per palazzo Chiodo, la dimora cinquecentesca messa all’asta dal Comune di Cuneo per 2 milioni e 400mila euro. Il prezzo è lo stesso che venne pagato dall’amministrazione, esercitando il diritto di prelazione, nel 2006. Quello che è cambiato in diciotto anni riguarda, purtroppo, le condizioni dell’immobile: ormai fatiscente e soggetto a rischio crollo.
 
Era quindi prevedibile che l’asta sarebbe andata deserta. Eppure quell’edificio nobiliare affacciato su via Cacciatori delle Alpi, all’angolo con l’ex chiesa di Santa Chiara (soggetta in questi mesi a un mirabile restauro) e di fianco alla biblioteca, è un patrimonio per la città. Si tratta di uno dei palazzi più belli del centro storico, con saloni affrescati, uno scalone monumentale e un portone barocco attribuito a Filippo Juvarra. Il Comune sostiene di non avere risorse per recuperarlo: qualcosa, però, bisognerà fare almeno per salvarlo dal disastro. L’ex assessore Mauro Mantelli ipotizzava un restauro per destinarlo ad alloggi destinati agli studenti universitari. Più di recente il consigliere di Indipendenti Paolo Armellini ha proposto di trasformarlo in un luogo dedicato alla musica o una pinacoteca. Quel che è certo è che, visto l’imminente trasferimento della biblioteca, non si parlerà più di farne una seconda sede per il patrimonio librario cittadino.
 
Questa era stata l’ipotesi più coltivata nei primi anni, anche se, precisa Giancarlo Boselli, l’acquisto venne deciso prima ancora che si pensasse a una destinazione: l’attuale capogruppo di Indipendenti se ne ricorda perché era, all’epoca, assessore al Patrimonio della giunta Valmaggia. “Quando venne fuori la possibilità di acquistare palazzo Chiodo - spiega - il Comune aveva una prelazione e l’abbiamo subito esercitata, ma a prescindere dall’utilizzo: era l’unica possibilità di acquistare un palazzo cinquecentesco di pregio e non vedevamo perché farcela scappare”. Il palazzo era al centro di un’operazione finanziaria più ampia: “Vendemmo un palazzo di proprietà comunale ad Andora, in Liguria, destinato ai dipendenti per tanto tempo ma ormai inutilizzato. La situazione del mercato immobiliare era opposta a quella attuale: i prezzi erano favorevoli e noi decidemmo anche coraggiosamente di spostare gli investimenti”. Le aste, aggiunge l’ex assessore, andarono molto bene: “Destinammo una cifra rilevante alla ristrutturazione del debito, abbattendo tutti i mutui più alti, perché c’era stata una certa esposizione negli anni precedenti. Con i soldi rimasti sfruttammo l’occasione”.
 
Anche oggi, sostiene Boselli, le occasioni ci sarebbero: “Ci sono fondi a cui si può attingere e abbiamo 6,5 milioni fermi per piazza Europa, di cui 3,5 milioni di mutuo. Ora bisognerà prendere qualche decisione”. In commissione il leader di Indipendenti è tornato a criticare la scelta di alienare la proprietà: “Parlarne avrebbe senso se l’amministrazione non fosse l’unica proprietaria. Ma vi immaginate il Comune di Siena che vende un palazzo del ‘500? La scelta di realizzare la nuova biblioteca a Santa Croce può essere giusta, ma non ha senso dire che non si poteva fare lì perché la soletta non tiene: nessuno ha mai pensato di caricare il palazzo di libri così com’è adesso, senza prevedere lavori di rinforzo”.

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