CUNEO - Cuneo, nell’ex caserma Piglione il “centro servizi” per le persone ai margini (e i loro animali)

Il Consorzio Socio Assistenziale sta allestendo docce e servizi sanitari. Poi ci sono gli altri progetti, dedicati ad anziani, disabili e famiglie in difficoltà

Andrea Cascioli 13/05/2024 16:45

L’obiettivo è fornire un rifugio sicuro ad almeno cinquecento persone in “grave marginalità” nella città di Cuneo, per il periodo di durata del Pnrr. Il centro servizi sorgerà nell’ex caserma Piglione di via Bongiovanni, di fianco alla sede del dormitorio della Croce Rossa.
 
Il Consorzio Socio Assistenziale del Cuneese se ne sta occupando in questi mesi, con l’ambizione di completare i lavori a fine 2025. Nei due moduli ricavati all’interno dell’ex caserma ci saranno un deposito bagagli, una stazione di posta per i senzatetto e soprattutto un blocco con bagni e docce: “Oggi le persone in grave marginalità non hanno un posto per farsi la doccia” spiega Giulia Manassero, direttrice del Consorzio. Si pensa anche a una serie di servizi sanitari, in collaborazione con l’Asl, a cominciare dalle stanze per le dimissioni protette: è un problema anche quello, perché chi esce dal pronto soccorso o da un ricovero e non ha una casa ora come ora si ritrova in strada, col serio rischio di vanificare ogni percorso di cura. In via Bongiovanni troveranno uno spazio di accoglienza diurna e un presidio sanitario, comprensivo di passaggi dell’infermiere a domicilio.
 
Oltre a questo, gli operatori lavorano per dare una risposta ai senza fissa dimora che non vogliono separarsi da quello che è spesso il loro unico amico al mondo: “A Cuneo - conferma Manassero - si contano una decina di persone che vivono al fiume, perché non vogliono lasciare i loro animali e in Croce Rossa possono entrare con un cane. Uno dei temi sui cui ragioneremo è l’allestimento, nel cortile, di un punto per gli animali di compagnia”. L’intervento sulla Piglione ha un budget di un milione e 90mila euro, comprendente la presa in carico e i lavori sull’infrastruttura. Si tratta di un immobile vincolato, per il quale l’amministrazione comunale ha stanziato ulteriori 248mila euro di risorse destinate al rifacimento del tetto. Non sarà comunque l’unico luogo di passaggio per i senza fissa dimora: “Altri servizi come la mensa, il dormitorio ‘Claudio Massa’ e il punto Meet restano in altre zone della città, per non congestionare un’unica area”.
 
Tra i progetti che il Consorzio Socio Assistenziale sta seguendo, legati ai bandi Pnrr, ce n’è un altro dedicato alla marginalità sociale e denominato “housing first” che prevede l’allestimento di quattro unità abitative presso la ex caserma Leutrum di via Amedeo Rossi. Serviranno ad ospitare 13 persone in condizione di grave disagio, cui si aggiungono altri uno o due posti nel pianterreno della ex casa del fascio femminile di via Cavallotti. In questo stabile, abbandonato da un ventennio, è in corso la ristrutturazione finanziata con 710mila euro: a lavori ultimati, come era stato anticipato in una precedente commissione consiliare, ospiterà un progetto per l’autonomia di dodici disabili. Nove di questi ragazzi stanno già vivendo da soli in tre appartamenti affittati presso il villaggio La Via di San Rocco Castagnaretta: nella nuova sede “ci saranno zone adibite a uffici e altre multifunzionali utilizzabili anche dalle associazioni e dal quartiere, per favorire quanto più possibile la contaminazione con la comunità circostante”.
 
 
Una “boccata d’ossigeno” per trenta famiglie e 120 anziani
 
Con un budget di 211.500 euro si lavora inoltre a un progetto sulle capacità genitoriali, basato sul modello intensivo di educativa territoriale. L’obiettivo è ridurre o limitare l’allontanamento dei bambini dalle famiglie: il target di trenta nuclei, spiega Manassero, “è volutamente limitato, perché l’azione dovrebbe essere intensiva. Oggi quando ci sono situazioni di vulnerabilità di un minore possiamo garantire una o due ore con l’educatore a settimana: questo modello prevede invece 14-16 ore a settimana”.
 
C’è poi un importante lavoro sugli anziani non autonomi che prevede la presa in carico di 120 persone sull’intero territorio provinciale: “Il progetto mira ad assicurare che nei contesti abitativi gli anziani non autosufficienti abbiano ausili di domotica e assistenza, che permettano loro di vivere senza ricorrere all’inserimento in struttura”. Qui il finanziamento assicurato dal Pnrr è di 2 milioni e 460mila euro. “Ci sono piccoli accorgimenti - dice la direttrice del consorzio - che permettono davvero di migliorare l’assistenza ai cronici: ad esempio il cursore che monitora i parametri e li invia in automatico al medico di base. Noi però non sostituiamo la necessità di un caregiver, non ce la faremo mai: il budget di cura si attesta a 600 euro mensili e corrisponde grossomodo a un terzo delle spese che affrontano le famiglie”.
 
 
Disturbi alimentari e minori non accompagnati sono un’emergenza
 
L’attività dei servizi sociali, confermano i vertici dell’ente, incontra crescenti difficoltà in termini di risorse - umane, anzitutto - anche in un territorio “felice” come il Cuneese. Il bilancio è in salute - con un utile di 748mila euro e un avanzo di quasi 9 milioni, in massima parte vincolato - e nel 2023 sono stati erogati 30 milioni di euro in servizi ai cittadini. Nell’ultimo anno sono state 11.980 le persone prese in carico dal consorzio, numero quasi equivalente alla popolazione di un comune come Borgo San Dalmazzo. I nuovi accessi al segretariato sono stati 3.278 e ben 116 gli interventi attivati con il numero per le emergenze, nei periodi notturni o festivi.
 
Sul territorio ci sono 99 minori seguiti in luogo neutro: “Sono tantissimi” conferma Manassero. E poi ci sono affidamenti e comunità. Tra le maggiori preoccupazioni c’è l’incremento dei disturbi alimentari: “Sono in enorme crescita e i primi casi ormai si vedono a dieci o undici anni”. Poi ci sono i numeri, sempre più ampi anche quelli, dei minori stranieri non accompagnati. Sul tema della povertà, avverte il presidente del consorzio Giancarlo Arneodo, “stiamo iniziando a vedere cambiamenti dopo la fine del reddito di cittadinanza”. Si fa quel che si può, con i cinquanta assistenti sociali in organico: un dato che rientra nell’obiettivo nazionale di un operatore ogni cinquemila abitanti, ma che restituisce tutta la fatica di chi ogni giorno si trova ad affrontare le mille forme del disagio sociale.

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