Ogni anno, intorno ai primi di gennaio, si torna a parlare del nuovo record negativo delle nascite e del calo demografico. Un argomento ciclico, ma di cui non si parla mai abbastanza. Se i dati nazionali non destano l’interesse di tutti, particolare impressione potrebbe suscitare la situazione della città di Cuneo. Negli ultimi giorni dell’anno appena messo in soffitta, palazzo Civico ha diffuso i dati relativi al numero dei residenti per anno di nascita e il quadro emerso esemplifica alla perfezione il trend nazionale proiettato sui 56 mila 150 abitanti di casa nostra. Anzi, alla convergenza del Gesso e della Stura i membri della Generazione Z (intesa come i nati nel nuovo secolo) sono inferiori che nel resto d’Italia: il 16,96 percento del totale rispetto al 19 percento della media italiana (dati Istat). Per capire la situazione sarebbe sufficiente prendere ad esempio i due valori estremi. Gli italiani che sulla carta d’identità hanno il timbro del Comune di Cuneo nati nel 1965 e che quest’anno soffieranno 55 candeline sulla torta sono 956, mentre i cuneesi che nel 2020 compiranno un anno sono 370. Neanche la metà. Non va meglio con i nati nel 2018, che sono 387, pochi di più. La leva del 2017 conta 455 bambini. Il trend è il medesimo, più o meno fino agli anni ’60, quando torna a scendere per il tasso di mortalità. Se si paragona il dato di coloro che hanno tra i 60 e i 79 anni con le fasce 20-39 e 0-19 emerge che primi rappresentano il 24 percento del totale, contro il 22 percento dei secondi e solo il 17 dei terzi. L’andamento vien fuori con ancora più chiarezza se si analizza più specificamente la fascia dei cosiddetti centennials: i nati negli anni zero residenti sull’altopiano e nelle frazioni sono 5.091 (pari al 9,07 percento del totale), mentre degli anni dieci sono 4.330 (7,89 percento ).
L’andamento cuneese non si discosta dall’andamento della media italiana, ma come anticipato, il fenomeno è leggermente più marcato. Se, come detto, i minori di vent’anni sono un punto percentuale inferiore, ciò non va certo a vantaggio della fascia 20-39, che si attesta al 22 percento del totale sia a Cuneo che in Italia, ma piuttosto della 60-79, che a Cuneo è quasi due punti sopra la media nazionale (23,8 percento contro il 22,1). A scapito non solo dei più giovani, ma anche dei signori di mezz’età tra i 40 e i 59 anni (28,87 percento sotto la Bisalta contro il 30,8 nazionale). L’ultima fascia riguarda gli over 80, che nel capoluogo della Granda sono oltre l’8 per cento, contro il 7,2 italiano.
Il nostro paese sta vivendo un declino demografico frutto sì del calo delle nascite, ma anche dell’aumento dei decessi. Una tendenza ormai in atto da anni e che si sta traducendo in “un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d’Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un’epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell’epidemia di ‘spagnola’”, aveva spiegato lo scorso anno il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, in occasione della presentazione del Rapporto annuale dell’Istituto di statistica. Insomma, per trovare una situazione simile è necessario tornare indietro di un secolo. A limitare gli effetti del calo demografico è “il saldo migratorio con l’estero, positivo da oltre 40 anni”. Insomma a Cuneo come nel resto d’Italia, si prospettano tempi difficili. Sarà, come dicono molti analisti, un declino economico e sociale? Per scoprirlo non ci resta che… invecchiare.