Sono sempre meno le persone che decidono di vivere in montagna. Le nostre valli, spesso dimenticate, non offrono gli stessi servizi che garantiscono le città, motivo per cui è comune la decisione di spostarsi a vivere nelle località più grandi. Di conseguenza, aumentano le case non occupate permanentemente, cioè vuote o usate come seconde case durante le vacanze estive o invernali.
Secondo un’indagine di Openpolis basata sui dati Istat nel contesto del censimento permanente della popolazione e delle abitazioni (dati riferiti al 2021 e disponibili gratuitamente sul sito della fondazione), in Italia la quota di case vuote è di circa una su quattro, pari al 27,2% (9,6 milioni su 35,5 milioni di case totali), con differenze tra le varie regioni e zone intra-regionali del Paese. La provincia con la quota maggiore è Sondrio (56,1%), mentre quella minore è Prato (7,8%). In media, l’incidenza è più elevata nelle isole (34,9%) e nel sud della penisola (32%), rispetto al centro (22,3%), al nord-est (23,1%) e al nord-ovest (26%).
Un fattore che condiziona il fenomeno è la zona altimetrica: in pianura l’incidenza è del 18,9% contro il 32% della montagna. Il dato sale ulteriormente se si analizzano le zone della montagna interna, arrivando a toccare il 47%. Rilevante è anche la distanza dai centri più grandi e attrattivi: nei comuni ultraperiferici la percentuale tocca il 56,3%, in quelli periferici arriva al 47,9% e, infine, in quelli intermedi il dato di case vuote sfiora il 37%. In generale, la percentuale aumenta se ci si allontana dai centri abitati più grandi, mentre nelle città il valore rimane tendenzialmente sotto alla media nazionale.
La Granda
Nella provincia di Cuneo nove paesi hanno una quota di case non permanentemente occupate superiore al 90%. Al primo posto c’è Argentera, in valle Stura, con il 1.021 case vuote pari al 95% del totale. Dato che la rende la prima anche a livello regionale. Al secondo posto c’è Briga Alta con il 92,7%, seguita da Pontechianale con il 92,5%. Fanno parte dei primi nove anche Roburent, Crissolo, Casteldelfino, Viola, Acceglio e Oncino.
In fondo alla classifica provinciale si collocano Faule (nei pressi di Moretta con il 17,6%), Scarnafigi (vicino a Saluzzo con il 17,3%) e Lagnasco (tra Saluzzo e Savigliano con il 14,7%). Nel capoluogo della Granda le case libere sono 6.458, pari al 20%. Se si analizzano i dati regionali, gli ultimi posti sono occupati da località che si trovano nella cintura torinese: Mappano (8,4%), Vidracco (7,8%) e Rivalta di Torino (7,4%). Mentre nel capoluogo di regione le abitazioni non permanentemente occupate raggiungono il 15,7% del totale con 78.803 appartamenti vuoti.
La situazione nazionale
A livello nazionale la situazione piemontese non si colloca né in testa né in coda alla classifica. Nonostante l’incidenza delle case vuote sia più elevata nelle isole e nel sud Italia, la regione che in proporzione ha il maggior numero di abitazioni non occupate è la Valle d’Aosta (56%), seguita da Molise (44,6%), Calabria (42,2%) e Abruzzo (38,7%). Al fondo, invece, c’è il Lazio, con una media di appena il 19,5% delle case non abitate permanentemente, insieme all’Emilia-Romagna (21,8%) e la Lombardia (21,2%). Prendendo invece in considerazione le province, al primo posto si colloca Sondrio (53,2%), insieme ad Aosta (56%) e L’Aquila (53,2%). Agli ultimi posti si trovano Milano (12,4%), Cagliari (11%) e Prato (7,8%). Il comune con il maggior numero di case libere è Foppolo, in provincia di Bergamo, con un dato che supera il 95%. Mentre la quota minore a livello nazionale è del comune di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, con appena il 2,7%.