Claudio Borghi della Lega, ha sollevato un interrogativo piuttosto inquietante, portandolo all’attenzione dei colleghi deputati e degli italiani tutti. Di chi è l’oro della Banca d’Italia ? Di proprietà della Banca d’Italia, ma detenuto principalmente negli Stati Uniti e in Inghilterra, il nostro oro ci appartiene ancora?
Il deputato leghista, presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati, ha presentato un progetto di legge atto a chiarire e dirimere definitivamente la questione. La richiesta di precisare i diritti sul possesso delle riserve d’oro dei Paesi dell’UE è stata formulata da Marco Valli e Marco Zanni, deputati europei del Movimento cinque stelle (M5S). Secondo quest’ultimo, infatti, è necessario fare chiarezza e precisare che l’oro atdella Banca d’Italia non appartiene né ad essa, né alla Banca centrale europea (BCE), ma allo stato italiano.
"Chiedo alla BCE di precisare che, come prevedono i trattati, queste riserve d’oro sono depositate nel sistema bancario dell’UE nonostante non le appartengano, il che significa che non sono proprietà né della BCE, né della Banca d’Italia" ha precisato Zanni.
L’obiettivo è importante, trattandosi di circa 2.400 tonnellate d’oro, equivalente a 90/100 miliardi di euro. "Sarebbe giusto che questa ingente somma restasse a disposizione dello Stato e dei cittadini italiani e non delle banche che sono enti privati anche se hanno interessi pubblici" ha insistito Zanni. L’eurodeputato ha altresì chiarito che una gran parte di questo oro si troverebbe fisicamente non in Italia, ma all’estero : negli USA e nel Regno Unito.
La Banca d’Italia riceve ogni anno dai detentori del suo oro un certificato secondo il quale il prezioso metallo è depositato nei loro forzieri e che la sua quantità è conforme a quella concordata, ma l’Italia non può neppure effettuare una visita ispettiva atta a verificarlo, ha spiegato Zanni. Zanni ha ricordato l’esempio del Venezuela che ha preteso il rimpatrio di una certa quantità delle proprie riserve aurifere trovandosi di fatto in difficoltà perché il paese detentore avanzava ragioni pretestuose per evitare di renderglielo. Si tratterebbe dunque, secondo Zanni, una volta ribadito il principio di appartenenza, di riflettere sull’opportunità di rimpatrio onde poter controllare direttamente le nostre riserve aurifere.
Il deputato europeo del M5S ci ha tenuto infine a precisare che, contrariamente a quanto ventilato da certa stampa, il rimpatrio non sarebbe devoluto ad una manovra economica, essendo l’oro proprietà dello Stato e non del governo del Paese.