Esordisce con un richiamo allo Spartacus di Kubrick, un classico hollywoodiano che piace anche a un antiamericanista come lui: “Perché ribellarsi pur sapendo che finirà male? Perché si testimonia dell’idea di libertà, vale sempre la pena di ribellarsi rispetto a un’ingiustizia e tenere la schiena dritta”. Parola di Diego Fusaro, filosofo torinese che ama definirsi “allievo indipendente di Marx e Hegel” e che in questi mesi ha condotto un’indefessa lotta contro gli obblighi collegati all’emergenza sanitaria, buon ultimo il green pass.
Proprio per questo stasera è a Cuneo, in piazza Galimberti, ospite del coordinamento provinciale Free Vax-No Green Pass animato in città dal consigliere comunale Beppe Lauria. “La presenza di Fusaro conferma che la manifestazione è apartitica e che ci si può stare da destra, da sinistra o dal centro” tiene a sottolineare Lauria, che aggiunge: “Tutto si sta avvitando in un dibattito tra no vax e sì vax che è del tutto riduttivo. Da due mesi abbiamo realizzato un percorso dimostrando che non cerchiamo la rissa e rispettiamo le regole. Ci sono persone preoccupate dal fatto che per vivere una vita normale sia necessario sottostare a ricatti. Persone che magari non vedremo in piazza stasera ma che restano preoccupate”.
Eppure la battaglia “libertaria” contro il certificato verde fatica a trovare sponde politiche. Dall’opposizione Fratelli d’Italia ammicca ma non getta benzina sul fuoco, dalla maggioranza la Lega si barcamena in una difficile posizione di lotta e di governo, con una dialettica tra Salvini e gli esponenti più istituzionali del Carroccio che sembra mostrare qualche crepa. C’è quindi chi fa appello alla piazza: “Non contesto l’esistenza di un’emergenza, di un virus e di un problema sanitario, - tiene a precisare Fusaro - ma l’idea che in nome di questo si possa fare tutto ciò che si sta facendo, riducendo i diritti e le libertà e riorganizzando l’economia e la politica”.
Una presa di posizione notevole rispetto alle lunatic fringes di un movimento d’opinione dove non manca chi indulge a complottismi di ogni sorta e talora, come dimostrano alcuni recenti sviluppi giudiziari, perfino a minacce più o meno credibili: “Io di negazionisti o di antivaccinisti in senso proprio ne avrò conosciuti una decina e sono personaggi folklorici. Nel Paese ci sono soprattutto lavoratori, madri e padri che hanno domande e dubbi e penso siano pochi gli stolti che a priori dicono ‘non voglio il vaccino’. I più invece affermano ‘mi sono sempre vaccinato, ho fatto l’antitetanica e il vaccino contro il vaiolo, ma su questo vaccino vorrei avere qualche rassicurazione in più e sentire un dibattito serio sul tema’”. Il filosofo rincara perfino la dose definendo i no vax duri e puri “un problema, perché delegittimano le nostre giuste richieste, cioè che ognuno sul proprio corpo faccia ciò che vuole”.
Il green pass, in quest’ottica, “non c’entra nulla col vaccino, è un dispositivo repressivo e autoritario che crea discriminazione e che richiederà upgrade continui. La domanda è: se fossimo tutti vaccinati la tessera verde resterebbe comunque? Io dico di sì, perché è il nuovo lasciapassare concesso al suddito dell’ordine terapeutico che si sta creando”.