Durante il lockdown sono state moltissime le attività che da un giorno all’altro si sono trovate costrette a chiudere, tra le più danneggiate sicuramente ci sono le discoteche e tutto il mondo dello spettacolo. Abbiamo intervistato Enrica Penzo, titolare dell’Eurospin di Cuneo e proprietaria della discoteca “Type Club” di Centallo. Il suo locale è stato inaugurato a gennaio 2020 e a causa del Covid ha dovuto chiudere a poco più di due settimane dall'apertura. La discoteca è rimasta chiusa per quasi due anni e ora, grazie all’approvazione del decreto capienza da parte del Cdm, sembra che il locale potrà finalmente riaprire a una capienza ridotta del 50%
Da dov’è nata l’idea di aprire una discoteca?
I miei genitori mi hanno sempre portato nelle sale da ballo e la volontà di aprire una discoteca è nata proprio da questa grandissima passione che ho per il ballo liscio da quando sono molto piccola. Il Type Club è stato aperto quasi per gioco; una sera mi sono ritrovata a parlare con il gestore precedente che mi disse “a una come te potrei venderlo volentieri il mio locale” e io per scherzare gli risposi: “beh, io da uno come te potrei anche comprarla”. Abbiamo così iniziato una trattativa che mi ha portato ad aprire la discoteca, principalmente perché ero alla ricerca di qualcosa che mi allontanasse dal genere alimentare al quale sono legata da anni e che mi appagasse in un altro modo.
Qual è il ballo e il target di riferimento del suo locale?
Il mio target è legato ad una fascia d’età abbastanza alta, rispetto alla media delle altre discoteche della zona e si balla principalmente liscio e latino americano. Non nascondo che in futuro mi piacerebbe aprire le porte a ragazzi più giovani e far scoprire questo tipo di ballo a un pubblico che solitamente è più interessato ad altro.
Ha ricevuto un aiuto economico da parte dello Stato a causa della chiusura del suo locale in questi quasi due anni?
Abbiamo ricevuto una cifra irrisoria, pari a zero rispetto a tutto ciò che ho investito per avviare questo locale e per le spese recessarie ad una buona gestione di una attività di questo tipo. Se riuscissimo a ripartire adesso, anche con una capienza ridotta, lo faremmo grazie alle nostre forze e non di certo grazie agli aiuti ricevuti.
Perché secondo lei in molti paesi europei i concerti sono ricominciato e i locali hanno riaperto con una capienza totale, mentre in Italia questo tipo di scenario sembra ancora lontano?
Io non sono una persona particolarmente attenta alla politica però, a mio parere, alla base di tutto c’è una ideologia dietro. In base a quale dato scientifico si decide la percentuale delle persone ammesse in un determinato locale che ne può ospitare molte di più? Una discoteca con una capienza totale di 1500 persone, come minimo avrà una decina di addetti ai lavori tra baristi, personale addetto alla sicurezza, dj, ditta di pulizia eccetera. Se a questi locali danno la possibilità di riaprire con una capienza profondamente ridotta, il guadagno effettivo dei proprietari sarà minimo o pari a zero. Dalla politica manca proprio la conoscenza approfondita del nostro settore e delle problematiche alle quali siamo andati e continueremo ad andare incontro.
Quale messaggio vorrebbe mandare a chi si occupa di prendere decisioni in merito alla chiusura o alla riapertura dei locali?
Di documentarsi e capire che cos’ è veramente il settore del pubblico esercizio, del pubblico spettacolo e dei locali in generale, prenderne conoscenza e agire di conseguenza.