“Ci aspettavamo – dichiara Luca Chiapella, Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo – un deciso cambio di passo da parte del nuovo Governo, che tanta positività aveva sollevato; invece forse non ha ancora chiara la reale situazione nella quale versano le aziende di Commercio, Turismo, Servizi, Trasporti, Professionisti e Partite Iva”.
“Gli indennizzi – afferma Chiapella – continuano ad essere inadeguati, con tempistiche che non considerano lo stato di profonda prostrazione nella quale versano i settori del Terziario”. “11 miliardi previsti – precisa Chiapella – che devono essere divisi tra circa tre milioni di soggetti sono decisamente inadeguati, le imprese si trovano a fronteggiare l’impatto di una picchiata della spesa per consumi; i ristori devono essere rapportati al momento drammatico, più incisivi rispetto ai parametri d’accesso e più tempestivi sui meccanismi operativi”.
Il ristorante tipo che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa degli oltre 160 giorni di chiusura imposti dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato, 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro. Poca differenza per il bar tipo che nel 2019 fatturava 150mila euro e nel ha persi 50mila a causa delle restrizioni, avrà diritto ad un bonus di 2.083,00 euro, il 4,16% della perdita media annuale. Sono le simulazioni dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio.
“Da settimane – interviene Giorgio Chiesa, presidente dell’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo - si parlava di aiuti perequativi, selettivi, adeguati e tempestivi; il decreto Sostegni era necessario ma non possiamo considerarlo sufficiente”.
“Per i Pubblici Esercizi, la Ristorazione e l’Ospitalità e Ricettività – sostiene Chiesa – settori messi in ginocchio dalla gestione dell’emergenza, i limiti imposti sulla perdita di fatturato o sui massimali erogabili hanno effetti perversi sul sostegno della parte più sana dell’economia”.
Occorre fare leva su due punti: per il presente un reale aiuto corposo atto a coprire, in parte, le perdite subìte; per il futuro operazioni atte ad investire nel domani, ad esempio, allungamento del credito fino a 20/25 anni.
“Purtroppo – conclude Luca Chiapella – il Governo ha aggirato il problema senza progettare l’uscita dall’ottica di breve periodo e attivare un piano di ripartenza, al quale Confcommercio e le sue componenti hanno da tempo proposto i propri contributi in idee, che garantisca il diritto al lavoro e non soltanto il dovere di stare chiusi, un progetto che dia una prospettiva di futuro reale alle imprese e non solo un sostegno temporaneo, una fragile stampella quale appare oggi”.