E’ stato presentato a Roma il Rapporto Qualivita 2017 sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane Dop, Igp e Stg. L’illustrazione dei dati è toccata al viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero, ai dirigenti del dicastero, e a quelli della Fondazione Qualivita e dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo (Ismea). Le Dop sono le Denominazione di Origine Protetta, in cui, per la legislazione europea, che ha unificato i marchi rilasciati dai vari Paesi membri, rientrano anche le Docg e le Doc italiane del vino. Le Igp rappresentano le Indicazioni Geografiche Protette, di cui fanno parte, per le stesse motivazioni precedenti, le Indicazioni Geografiche Tipiche italiane riguardanti il vino. Le Sgt costituiscono le Specialità Tradizionali Garantite.
Lo studio ha evidenziato che l’Italia mantiene il primato mondiale delle filiere cibo e vino: 818 (572 Dop, 244 Igp e 2 Stg) sulle 3.005 totali presenti sul Pianeta, con, nel 2017, 4 nuove registrazioni. Tradotto in termini economici vuol dire un valore della produzione di 14,8 miliardi di euro, con una crescita del 6,2% rispetto all’anno precedente e un peso dell’11% (+1%) sul fatturato totale dell’industria agroalimentare italiana. Numeri importanti anche dal punto di vista dell’export con 8,4 miliardi di euro venduti sui mercati esteri (+5,8%), pari al 22% (+1%) delle esportazioni complessive del settore. Il comparto alimenti (167 Dop, 126 Igp e 2 Stg) ha generato 6,6 miliardi di euro di valore alla produzione (+3,3%), con un importo al consumo di 13,6 miliardi di euro (+3%) e un valore dell’export di 3,4 miliardi di euro (+4,4%). Invece il vino (405 Dop e 118 Igp) ha raggiunto la quota di 3 miliardi di bottiglie messe in commercio per un importo di produzione di 8,2 miliardi di euro (+7,8%) e un importo dell’export di 4,97 miliardi (+6,2%). Il sistema italiano delle denominazioni e delle indicazioni garantisce la qualità e la sicurezza attraverso la rete dei 264 Consorzi di tutela (148 per i cibi e 116 per il vino) riconosciuti dal Ministero e oltre 170.000 controlli effettuati sul territorio dagli organismi preposti. Il Piemonte nel settore cibo, con 23 prodotti Dop e Igp, è ottava a livello italiano per impatto economico con 267 milioni di euro del valore di produzione (4,1% della quota nazionale). Nel comparto vino, 59 Dop e Igp, è terza regione per impatto economico con 352 milioni di euro del valore di produzione (11% del totale nazionale).
In questo contesto, la provincia di Cuneo, contraddistinta da una forte vocazione agroalimentare, riveste un ruolo di straordinaria importanza sul mercato. La “Granda”, infatti, negli alimenti con 18 Dop e Igp, occupa il primo posto in Piemonte e il dodicesimo in Italia raggiungendo i 182 milioni di euro del valore di produzione (stabile rispetto allo scorso anno). Per quanto riguarda il settore vino, con altrettante 18 Dop e Igp, conquista sempre il primo posto in Piemonte e il quinto in Italia, arrivando a 189,4 milioni di euro del valore di produzione (+7,9 milioni di euro). “Il Cuneese - sottolinea il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero - si conferma territorio di eccellenze e la scelta di sviluppare le indicazioni geografiche sta dando i risultati sperati. Faccio i complimenti alle imprese, ai consorzi e agli enti preposti al controllo e alla certificazione: si è creato un sistema vincente. Vino, ortofrutta, formaggi, carni e salumi: nulla ci manca per essere campioni della qualità italiana. Tutto ciò non solo dà lustro al territorio, ma crea reddito alle imprese e consente la giusta remunerazione agli imprenditori del settore: riconoscimento economico che, spesso, non avviene per i prodotti non certificati”.