All’inizio del millennio a Rosbella, frazione di Boves a mille metri d’altitudine, risiedeva un solo abitante: ‘Pino’ Montagna, classe 1934. Un paese, quello della valle Colla, che sembrava destinato a diventare totalmente disabitato, nonostante nel 1949 contasse più di trecento residenti, la chiesa di Santa Pazienza avesse il suo parroco e la scuola elementare desse istruzione a oltre trenta bambini.
Le famiglie che resistettero alle emigrazioni verso la Francia e a due guerre mondiali non poterono nulla contro la globalizzazione: le comodità della tecnologia e l’arrivo delle grandi fabbriche spinsero anche i più insensibili al fascino della vita moderna a spostarsi in pianura. Uno spopolamento rapido, come quello che ha interessato tanti centri delle valli cuneesi. Gli abitanti erano sessantasei nel ’61, venti a inizio anni ‘70, soltanto cinque un decennio successivo. In mezzo tante storie di vita di montagna, come quella volta che, nell’agosto del 1980, scoppiò un incendio e in tutta Rosbella non c’era un telefono per allertare i pompieri. Quando un’auto riuscì a raggiungere il primo ‘posto pubblico’ e dare l’allarme era già trascorsa mezz’ora. Ma lo sforzo dell’uomo andato in missione in pianura fu vano: l’autobotte dei Vigili del Fuoco rimase bloccata sulla strada perché la carreggiata per raggiungere il luogo dell’intervento era troppo stretta. La casa bruciò, per un danno di cento milioni delle vecchie lire.
Tutto farebbe pasolinianamente pensare che oggi Rosbella sia un paese fantasma e certamente lo sarebbe se all’inizio del millennio Sandro Gastinelli e sua moglie Marzia, apprezzati registi, non avessero deciso di scommettere sulla montagna e sulla tradizione, prendendo casa nella piccola frazione di Boves. Nel 2009 la decisione di spostare a Rosbella il loro studio di produzione cinematografica. Due anni dopo l’apertura del “Rosbed&breakfast”, mentre è prevista per il prossimo mese di agosto l’apertura dei un’osteria: già ribattezzata la “RosBettola”. Non un locale di infimo ordine, come scrivono goliardicamente i futuri gestori sulla loro pagina Facebook, ma un casotto che presto diventerà bar, birreria, negozio di prossimità, luogo d’incontro e di cultura.
A gestire il locale insieme ai genitori saranno i figli di Sandro e Marzia: Edith e Leo, rispettivamente 24 e 19 anni e un legame viscerale con la propria terra. Dopo aver avuto diverse esperienze lavorative hanno deciso di ‘tornare’ a casa per gestire il nuovo locale in famiglia. Leo, battezzato nel 2001 a Rosbella quando quella stessa strada dove rimasero bloccati i Vigili del Fuoco non era ancora asfaltata, è diplomando all’Alberghiero di Dronero. "Sono carico, pronto, persino emozionato di potermi mettere alla prova con la mia passione più grande, quella di cucinare - racconta il ragazzo -. All’inizio si tratterà di piccola ristorazione, dati anche gli spazi ristretti, ma sono determinato a far progredire il nostro progetto giorno dopo giorno, proprio come la nostra montagna mi ha insegnato".
Edith è una birraia che ha fatto una lunga esperienza all’estero prima di tornare a casa. La ragazza proporrà nell’osteria una birra di sua produzione, con un ingrediente particolare (ancora segreto), che sarà bevibile esclusivamente a Rosbella. “È un modo per portare la gente a muoversi - spiega la giovane -, vendendo la birra in altri locali verrebbe meno il concetto di rivalutazione della montagna”.
“Un altro degli anelli che si vanno ad aggiungere alla catena. - spiega papà Sandro - Quando siamo venuti a vivere qui, tanti anni fa, abbiamo fatto una scommessa, ma abbiamo dimostrato che le possibilità che ti può dare la montagna sono tante”. Una giocata vinta quella dei Gastinelli visto che oggi Rosbella ha invertito il trend demografico e conta 15 abitanti, oltre alle decine villeggianti che scelgono il borgo per trascorrere l’estate. Ora, la comunità, che può contare anche su un’attiva Pro Loco, riavrà dopo circa cent’anni un’osteria. Della precedente non rimane nulla, se non il ricordo degli anziani del posto, dai racconti pare la gestisse un certo ‘Giuanìn d'Betina’. Personaggio sfumato nell’oblio, ma anche e soprattutto testimonianza del tessuto sociale che c’era all’inizio del secolo scorso: legata con un filo rosso a quella che si sta ricreando grazie alla voglia dei Gastinelli di ‘resistere' al fascino perverso della globalizzazione, ma anche a tutti coloro che hanno vissuto Rosbella in questi anni e portato il borgo a nuova vita, da chi con con gusto ha ristrutturato la propria seconda casa a chi con piccoli gesti quotidiani ha messo il suo 'saper fare' al servizio degli altri.