VALDIERI - Dopo quasi trent’anni Livio Bertaina lascia la gestione del Livio Bianco: “Ora tocca ai giovani”

Quella del 2024 sarà l'ultima stagione. In tarda primavera il Cai pubblicherà un bando per la nuova gestione. Cos'è cambiato dal 1996 a oggi, dalle persone che fruiscono della montagna al clima

Micol Maccario 08/01/2024 18:19

Il tempo passa, i territori cambiano e Livio Bertaina in ventisette anni quei cambiamenti li ha vissuti tutti da un posto privilegiato, immerso tra le Alpi Marittime. Ha iniziato a gestire il rifugio Dante Livio Bianco, a 1.910 metri s.l.m. ai piedi del versante settentrionale del monte Matto, nel 1996 e quella del 2024 sarà la sua ultima stagione. “Sono quasi trent’anni che lavoro lì, ma bisogna sempre avere nuovi orizzonti. Adesso è bene dare un po’ di spazio ai giovani”, dice il gestore Livio Bertaina
 
In tutto questo tempo tante persone e tante storie sono passate tra le mura di quel rifugio costruito nel 1963. “Fino al 2003-2004 venivano più che altro italiani, al massimo qualche francese. Poi, con un po’ di pubblicità del parco delle Alpi Marittime e grazie a Internet e ai social hanno iniziato ad arrivare svizzeri, belgi, tedeschi, persone dal nord Europa, ma anche gente dal Canada”. E i turisti sono una manna dal cielo per l’economia di questo e di molti altri rifugi della zona: “In settimana, specialmente nei mesi di giugno e luglio, se non ci fossero gli stranieri si lavorerebbe pochissimo”.
 
È cambiata anche la tipologia di persone che decide di trascorrere una domenica in montagna. Qualche anno fa erano principalmente gli appassionati a utilizzare il rifugio come punto di ristoro dopo ore di cammino, oggi invece anche i meno esperti scelgono di andare al Livio Bianco. “Su un’ipotetica platea di cento persone, il 60% è gente che va in montagna frequentemente mentre il 40% è composto da persone non esperte. Questa è sicuramente una cosa positiva da un lato perché la montagna non è solo dell’alpinista, dall’altro però sono aumentati gli incidenti”, continua il gestore. 
 
Negli anni, allargandosi il numero dei fruitori, sono cambiate anche le pretese e i rifugi si sono adattati. Certo, non sono mancate le difficoltà perché i servizi delle città non possono essere replicati a quasi 2.000 metri di altitudine. “Una volta se un cliente mi avesse chiesto un gelato l’avrei guardato stranito. Adesso mi chiedono perfino l’anguria. Ma la colpa è anche nostra perché abbiamo cercato di aggiornarci dovendo andare incontro alle richieste del mercato. Non avrei mai pensato di avere nel mio rifugio due o tre birre artigianali, una volta avevo solo una marca del supermercato ed era normale che fosse così”.
 
Anche il clima non è più quello degli anni ‘90. Al contrario di molti altri rifugi piemontesi, la situazione siccità al Livio Bianco è sotto controllo, non ci sono problemi di acqua potabile perché a 2.200 metri sono presenti due sorgenti. “Fortunatamente la portata dell’acqua è rimasta sempre stabile nel tempo. Spero però che questa situazione duri perché se manca l’acqua da noi significa che la situazione è davvero grave. Nonostante l’acqua ci sia, il cambiamento climatico qui al Livio Bianco l’abbiamo visto. La situazione negli ultimi dieci anni è cambiata: non nevica più, adesso in quota c’è mezzo metro. C’è una grande differenza di temperatura tra le zone soleggiate e quelle all’ombra, il sole è caldissimo e la neve si scioglie subito. È da qualche anno che non viene giù una valanga dal vallone del Meris, prima era pericolosissimo”.
 
Le montagne che una volta ospitavano le vacanze dei reali di casa Savoia hanno accolto per tante stagioni Livio Bertaina, ma presto “toccherà a qualcun altro tenere in piedi la baracca”, dice ridendo. In tarda primavera la sezione di Cuneo del Club Alpino Italiano (Cai) pubblicherà un bando della durata di sei anni per la nuova gestione. Mandare avanti un’attività come quella del Livio Bianco dà sicuramente soddisfazioni, ma non è sempre semplice: oltre alla cucina, alla pulizia e all’accoglienza bisogna tenere in conto che ci sono i lavori idraulici ed energetici. “Spero che trovino le persone giuste. Io ho sempre fatto l’elettricista nei cantieri, quindi un po’ di manualità ce l’ho. Se devi aspettare che quando c’è un guasto o un lavoro da fare un elettricista arrivi fin su diventa dura”. 
 
Secondo Livio gli ingredienti fondamentali per gestire un rifugio sono la capacità di aggiustarsi, unita a una buona manualità. Senza dimenticare la capacità di adattamento alle varie situazioni. La montagna non ha le comodità della città, bisogna saperla vivere e rispettare, adeguandosi alle sue regole. Ma sa accogliere, meravigliare, regalare libertà e boccate d’aria fresca. Dopo Livio Bertaina non si sa ancora chi sarà a decidere di intraprendere questa avventura. Ma Livio avverte: “L’aspettativa non parte da zero. In questi anni qualcosa ho fatto, almeno un gradino l’ho costruito. Chi arriverà dovrà rimboccarsi le maniche”, ma anche godersi il panorama e i cieli che da lassù sembrano davvero infiniti.
 

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