La scelta di liberalizzare la cannabis operata dal nuovo governo tedesco “è una scelta che l'Italia dovrebbe valutare ma bisogna riuscire a raggiungere la maggioranza al Parlamento. È questo il punto delicato”. Lo ha detto il ministro alle politiche giovanili Fabiana Dadone a Genova, a margine della partecipazione alla VI conferenza nazionale sulle dipendenze tenutasi ieri, sabato 27 novembre. “Il potere su quel fronte spetta alla competenza parlamentare - ha precisato -, il governo deve fare un lavoro istruttorio, e lo dico con estrema umiltà, perché il parlamento possa prendere la decisione giusta”.
Intervistata da La Repubblica, il ministro per le Politiche giovanili del governo Draghi, con delega alle politiche antidroga, denuncia che la produzione di cannabis terapeutica “non è sufficiente, non tutti i medici la prescrivono, non tutte le Asl la rimborsano e questo è grave. Sulla cannabis medica sembrano tutti d'accordo poi appena spunta la parola infiorescenza scatta l’allarme. Ci si divide tra pro e contro ma si dimenticano i malati”. Quanto alla cannabis per uso ludico risponde: “La mia posizione è nota, ho sottoscritto una proposta di legge nella passata legislatura sulla coltivazione e l'uso personale. E sul referendum, sposando io gli strumenti della democrazia diretta, credo sia un modo da parte del Paese di accendere un faro su un argomento che nei Palazzi è fuori dal dibattito ma fuori è molto sentito”.
Parole che non tutti i rappresentanti del governo presenti a Genova, in occasione di una conferenza convocata dopo ben dodici anni di assenza, mostrano di condividere. D’accordo con la pentastellata carrucese è il collega del Lavoro Andrea Orlando: la scelta della Germania, spiega, “determinerà dei riflessi che riguarderanno il nostro Paese, lo si voglia o meno nell'ambito di un mercato unico con le frontiere aperte”. No assoluto invece dal ministro per le Autonomie, Maria Stella Gelmini: “Sono convinta che non esista una libertà di drogarsi ma che l'azione dello Stato possa e debba concentrarsi soltanto sulla liberazione dalla droga”.
Dagli esperti, intanto, arrivano allarmi da non sottovalutare. La diffusione di cocaina e droghe sintetiche infatti non conosce crisi, nonostante la pandemia e i periodi di lockdown. Anzi, aumenta con l’espandersi del dark web e la vendita online. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese segnala un incremento di circa l’8% dei sequestri di droga per l’anno 2020, rispetto a quello precedente: “Tuttavia rispetto al biennio 2017 e 2018, quando i sequestri arrivavano a 120 tonnellate di stupefacenti, si è rilevata una tendenza a riduzione stimata in 70 tonnellate. I decrementi riguardano quasi tutte le sostanze, ad eccezione però della cocaina, delle droghe sintetiche e della cannabis. Nel 2020 c'è stato un record assoluto nei sequestri di cocaina, ne sono state sequestrate quasi 13 tonnellate, un quantitativo mai raggiunto in precedenza. Riguardo alle droghe sintetiche il dato dei sequestri è del +13,9%”. L'allarme ancora una volta ruota intorno alle fasce di età più giovani: tra loro il 19% dei ragazzi nella fascia di età dai 15 ai 19 anni nel 2020 ha provato almeno una volta sostanze psicotrope. Ma le motivazioni sono cambiate. “Una volta i ragazzi ricorrevano alle sostanze stupefacenti per ribellione, come atto di trasgressione. Adesso no, adesso si rivolgono alle sostanze stupefacenti come anestetico, come strumento per sopperire a quel divario tra la realtà virtuale e la realtà di quel disagio profondo che vivono”, spiega Carla Garlatti, autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza. E come da sempre accade, la droga moltiplica i suoi rischi anche al volante: negli ultimi sei anni la polizia stradale ha effettuato controlli su oltre 7mila conducenti e più del 10% sono stati sanzionati per guida sotto effetto di stupefacenti.
Il carcere è uno dei luoghi dove la piaga di questa dipendenza è principalmente diffusa: “Al 30 giugno scorso erano 14.891 i detenuti con problemi di tossicodipendenze su un totale 53.637 persone ospiti degli istituti penitenziari, il 27% del totale dei detenuti”, rivela il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, per la quale si tratta di “una grandissima quota della popolazione reclusa e con grandissime diversità al suo interno”. Anche a livello globale il fenomeno non è purtroppo in calo e la situazione delle cure è persino peggiorata: “Si calcola che nel 2020, oltre 275 milioni di persone nel mondo abbiano fatto uso di droga e oltre 36 milioni abbiano sofferto di disturbi dovuti al consumo di stupefacenti” sottolinea il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ricordando che “nel 2019, l'uso di droghe ha portato alla morte di almeno mezzo milione di persone”. La pandemia di Covid “ha aggravato ulteriormente questo quadro: a causa della pressione sui sistemi sanitari e delle restrizioni alla mobilità, spesso in molti Stati non è stato possibile garantire livelli di trattamento e riduzione del danno paragonabili a quelli pre-crisi. Stress psicologico e solitudine hanno accresciuto il rischio di dipendenze, si è registrato un aumento del traffico illecito tramite internet e darknet, il consumo è aumentato in fasce di popolazione tradizionalmente meno esposte”.