CUNEO - "Due donne ai vertici della politica italiana, ma molta strada è ancora da fare"

L'intervento di Rosita Serra, presidente provinciale delle Democratiche, in occasione della Festa della Donna

08/03/2023 08:30

Riceviamo e pubblichiamo.
 
Ogni anno, almeno in due occasioni, 8 Marzo, Giornata internazionale della donna, e 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, avverto in modo doveroso e personale la responsabilità di far sentire la mia voce a nome delle Democratiche della Provincia di Cuneo.
 
Nella consapevolezza che poi, ogni giorno e tutto l’anno, ognuna di noi si sente chiamata a più titoli, in politica come nelle professioni, nel lavoro e nelle relazioni sociali, a favorire la presenza femminile, se è vero, come crediamo, che è portatrice di sguardi differenti su ogni tema, questione e problema che in ogni ambito ci troviamo ad affrontare.
 
8 marzo 2023, con novità di non poco conto, negli ultimi tempi: abbiamo “il Presidente” del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni e la Segretaria del PD, il maggior Partito di opposizione, Elly Schlein .
 
Due donne ai vertici della politica italiana, mai successo prima! Certo, con profili molto diversi, la prima che vuole farsi chiamare Primo Ministro, al maschile, la seconda dichiaratamente femminista. Differenze non da poco, espressive di due modelli di pensiero e di pratica quotidiana.
 
E prima volta al femminile anche per la Presidenza della Corte di Cassazione: Margherita Cassano. Qualcosa si muove, qualcosa vorrà pur dire, come segno dei tempi.
 
E non basta, ci sono le donne che rinnovano la politica e la società anche lasciando le posizioni di governo alle quali i loro cittadini le avevano elette, Jacinda Ardern, Primo Ministro della Nuova Zelanda, e Nicola Sturgeon, Primo Ministro della Scozia. Donne che propongono un modello diverso anche nella politica e nelle istituzioni: faccio la mia parte e poi posso anche lasciare, non devo eternamente stare dentro un ruolo, concepisco che nella vita ci sia altro di altrettanto importante, come occuparsi della propria vita privata o non solo, ma prioritariamente, della crescita dei propri figli. Ma come scelta, non come imposizione.
 
Un po’ più lontano da noi, ma solo geograficamente, non dimentichiamo le donne coraggio in Iran, che “donna, vita e libertà” manifestano rischiando il carcere e la morte. E le donne in Afghanistan, private di tutto, che studiano di nascosto, e delle quali non parliamo quasi più. E le donne di Slava Ukraini che combattono per la libertà e per il rispetto delle leggi internazionali. E le donne dei campi profughi in ogni parte del mondo. E le attiviste che proteggono Pacha mama e l’Amazzonia e le donne e i giovani di Fridays for Future. E le donne della speranza, disperata, di chi rischia la vita verso un futuro migliore, contro i muri e il filo spinato del cinismo, dell’ipocrisia e della falsità dell’Europa e dell’Italia. E le donne delle navi delle ONG che salvano vite in mare.
 
E da noi, in Italia ricordiamo, con tristezza e con rabbia, le donne uccise perché scelgono nuovi percorsi di vita, non più di proprietà di compagni che le vogliono sottomesse. E, con tristezza e con rabbia, i tentativi, in diversi territori, di svuotare la Legge 194 con tutto il suo portato di vicinanza, di rispetto e di sostegno alle donne che intendano o no affrontare la gravidanza.
 
Mi si potrà obiettare che pongo attenzione solo a quanto rimane da fare. È vero, ma sottolineo anche che le Leggi che più hanno migliorato la vita delle donne, e dunque dell’intero paese, dagli anni 70: diritto di famiglia, divorzio, aborto, sanità pubblica, Statuto dei lavoratori, tanto per citarne alcune. E anche che da allora  non ci siamo più fermate.
 
Rimane il dato che il tasso di occupazione delle donne con figli piccoli è molto più basso di quello delle donne senza figli, per gli orari e per la mancanza o il costo di asili nido e scuole per l’infanzia. Il carico di lavoro familiare all’interno della coppia è ancora fortemente asimmetrico a svantaggio della donna. Tra le ragazze tra i 15 e i 29 anni il 25% non studia, non fa formazione né lavora, contro il 20% dei ragazzi. La proporzione di responsabilità assegnate a donne in Parlamento e nei governi locali è ancora molto bassa, seppur in crescita. La proporzione di donne in posizioni direttive nelle imprese e nei loro organismi decisionali permane molto limitata.
 
Molta strada è ancora da fare.
 
Ma credo che, come dice una amica che lavora nella Cooperazione internazione allo sviluppo, il Futuro è donna! Teniamo alta l’attenzione e le attività per costruire quel futuro. Qui e ovunque. Traducendo in pratica, con l’impegno quotidiano, la grammatica dei valori e dei diritti.
 
Rosita Serra
Portavoce Democratiche Cuneo

c.s.

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