Creare un’equipe di operatori qualificati - educatori, mediatori - che sia presente nella zona della stazione e che vada regolarmente in strada per incontrare, ascoltare e indirizzare le persone ai servizi predisposti dall'amministrazione volti all'inclusione sociale, lavorando per il recupero “di chi cerca nell’ uso di droghe e alcoolici una risposta al proprio disagio”. È una delle proposte avanzate da Luciana Toselli, consigliera comunale di Cuneo per i Beni Comuni, nella sua interpellanza rivolta alla sindaca Patrizia Manassero e alla Giunta.
Il tema è quello della sicurezza e del degrado nella zona della stazione, di corso Giolitti e delle vie limitrofe, più volte al centro dell’attenzione negli ultimi anni e anche nell’ultima campagna elettorale: “Nelle zone più critiche della città la sicurezza urbana e la convivenza civile sono assicurate dall’intervento degli organi di repressione per comportamenti irregolari, ma richiedono parimenti un intervento sociale, che offra strumenti per il recupero e il reinserimento delle persone in condizioni di fragilità”, scrive l’ex candidata sindaco nella sua interpellanza.
Prosegue il testo: “Il Comitato di Quartiere Cuneo Centro e altre associazioni più volte hanno dato la disponibilità a collaborare attivamente in progetti di presidio sociale e di legalità nella zona”. La consigliera di Cuneo per i Beni Comuni riconosce poi “che gli interventi repressivi congiunti delle forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza attuati nell’ultimo periodo sono stati efficaci sia per i risultati, sia come segnale di presenza di organi di controllo”.
Nella sua interpellanza, poi, Luciana Toselli pone anche l’attenzione sull’aumento considerevole di persone che sono diventate tossicodipendenti croniche e giovani consumatori nelle zone di spaccio e di ritrovo del quartiere Cuneo Centro e in zona stazione: “Nonostante ci siano dati che dimostrano l’aumento del consumo di crack tra la popolazione straniera e marginale, non si registrano aumenti di accessi al SERD da parte di questi soggetti ai servizi socio-sanitari. Se non si attua un intervento in strada per arginare queste situazioni il disagio, i costi sociali ed economici aumenteranno per tutta la collettività in ragione degli interventi sempre più frequenti delle forze dell’ordine e dei servizi di emergenza territoriale e del danno oggettivo arrecato alle attività commerciali di utilità generale e alle condizioni di abitabilità degli immobili”.
Da qui la richiesta citata nell’apertura dell’articolo: la creazione di un’equipe di operatori socio-sanitari attiva direttamente in strada. “Queste professionalità - chiede in conclusione Toselli - siano coinvolte in un progetto di rigenerazione del quartiere, coinvolgendo, oltre al personale operativo citato, persone competenti, professionisti formati per una cittadinanza che cambia (operatori sanitari, professionisti del diritto, antropologi, operatori, culturali, architetti). Gli architetti, nell’ambito del progetto, hanno il compito di coordinare la ristrutturazione di spazi abitabili e luoghi di incontro, dove i soggetti a rischio possano trovare luoghi di socializzazione e anche occasioni di lavoro nell’edilizia di risanamento urbano mediante il recupero di spazi adeguati. In sostanza occorre evitare il modello degli interventi settoriali, discontinui, non coordinati: occorre invece una figura professionale di ruolo dirigente di riferimento per il Comune o, meglio ancora, un assessore o consigliere delegato a costruire, governare e implementare il progetto in un colloquio diretto e costante con i cittadini e con i soggetti più deboli o a rischio”.