“Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?” si domandava nel 1962 il meteorologo americano Edward Lorenz, primo enunciatore del cosiddetto butterfly effect.
Il paradosso, peraltro anticipato dal grande matematico Alan Turing un decennio prima, è tuttora uno dei temi più dibattuti a cavallo tra scienza e filosofia. Ma anche in politica viene da domandarsi talvolta se da piccoli avvenimenti possano scaturire enormi conseguenze, specie quando si vedono i consigli comunali delle varie città di provincia dibattere sui cosiddetti “massimi sistemi”. Non di sole buche stradali vive l’uomo, si potrà rispondere parafrasando un celebre passo evangelico. Specie se si pensa che certi fulmini scagliati dall’empireo della grande politica sono suscettibili di incenerire anche le periferie dell’impero.
Questa considerazione è alla base dell’ordine del giorno intitolato “Necessità di una distensione nei rapporti tra Unione Europea e Federazione Russa e tra Federazione Russa ed Ucraina”, che la consigliera di Grande Cuneo Laura Menardi ha presentato ieri sera all’assise in Municipio. Un ordine del giorno equilibrato, tanto da venire accolto con unanime plauso anche dalla maggioranza: “Prendere le parti dell’Ucraina, come l’Occidente ha fatto, può apparire più complesso di quanto sembri se si pensa che l’Ucraina non è ancora una democrazia compiuta. Basti pensare che ci sono forti problemi legati ad alcune milizie paramilitari di chiaro stampo neonazista che sono state in qualche modo legittimate dal ministero dell’Interno ucraino dopo la rivolta di Euromaidan del 2014” ha osservato la consigliera, menzionando “altri massacri contro cittadini inermi che come sola colpa avevano quella di essere di lingua e cultura russa, come è successo ad Odessa nel 2014 con il rogo della Casa dei Sindacati”.
Se è vero, aggiunge Menardi, “che noi giustamente biasimiamo la Federazione russa per le politiche discriminatorie verso la comunità Lgbt e le carcerazioni dei dissidenti”, è altrettanto vero “che non potremo mai appoggiare totalmente alcun governo fino a quando legittimerà milizie di chiara ispirazione neonazista come il Battaglione Azov e Pravy Sector e continuerà a lasciare impuniti i crimini contro i giornalisti. Come ricorda la federazione nazionale dei giornalisti ucraini, il 92% di questi crimini non vengono perseguiti”. Come Paese occidentale, ha concluso la proponente, “dovremmo restare equidistanti e impegnarci non tanto a fornire armi a uno dei due contendenti ma piuttosto a far sì che le armi tra Russia e Ucraina tacciano, senza imporre una pace occidentale”.
A nome della maggioranza, Simone Priola del Partito Democratico ha espresso la sua condivisione dell’ordine del giorno: “Questo episodio ci dà modo di fare riflessioni più vaste sulla strategia politica adottata da alcune forze. È lampante la carenza di una politica di difesa che riguardi tutti i Paesi dell’Ue ed è una mancanza di cui sono responsabili le forze nazionaliste anche nel nostro Paese”. Un’affermazione a cui non è mancata la replica di Beppe Lauria: “L’Europa non esiste, è inutile che continuiamo a parlarne: l’Europa c’è quando sembra che ci regalino soldi, soldi che poi dovranno restituire le generazioni a venire come quelli del PNRR. Un’Europa che spesso ci ha abbandonati rispetto alle politiche migratorie e che forse non ci vuole, ma che voi continuate pervicacemente a sostenere”.
“Atteggiamenti come quelli dei responsabili della Nato, che continuano a soffiare sul fuoco, non aiutano” ha argomentato Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), invitando a considerare le ragioni della Russia: “Come è possibile che un Paese che ha un’importanza negli equilibri mondiali possa accettare di vedere piazzate batterie di missili a poca distanza dalla propria capitale? Ricordo a chi non era ancora nato nel 1962 abbiamo davvero corso rischi di guerra mondiale perché Cuba aveva insediato missili a 100 km di distanza dagli Stati Uniti. La lungimiranza degli Usa negli ultimi trent’anni è praticamente uguale a zero”.