CUNEO - Ferragosto in carcere, per capire i drammi nascosti dietro alle sbarre

Anche sindaco e vicesindaco di Cuneo hanno aderito ieri all’iniziativa dei Radicali. Già 30 suicidi tra i detenuti italiani nel 2019: l’ultimo proprio a Cerialdo

Andrea Cascioli 16/08/2019 18:43


“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione”: lo scriveva più di due secoli fa il filosofo François-Marie Arouet, meglio noto come Voltaire.

Ieri nei penitenziari piemontesi sono entrate le delegazioni dei partecipanti all’iniziativa ‘Ferragosto in carcere’, promossa dal Partito Radicale e dall’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali. A Cuneo c’erano anche il sindaco Federico Borgna e la vicesindaco Patrizia Manassero, insieme al garante comunale per i diritti dei detenuti Mario Tretola, al fondatore ed ex segretario dell’associazione radicale ‘Certi diritti’ Sergio Rovasio e a Flavio Provenzale del Partito Radicale.

La casa circondariale di Cerialdo è stata teatro il 6 agosto scorso del suicidio di Modesto Barra, detenuto in attesa di giudizio nell’ambito del processo per l’omicidio di Baldassarre Ghigo. Con la tragica scomparsa del boscaiolo 69enne, sono saliti a trenta i suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno e a 81 il numero complessivo delle morti dietro le sbarre.

Nel 2018 si era arrivati a 148 detenuti morti, di cui 67 suicidi, mentre considerando le statistiche dal 2000 a oggi il computo ammonta a oltre mille suicidi e quasi tremila morti: numeri impressionanti, specie se si considera che per ogni suicidio messo in atto ce ne sono almeno 25 tentati. Altrettanto allarmante è il disagio tra chi in carcere ci lavora: solo negli ultimi cinque mesi, cinque poliziotti e un dirigente penitenziario si sono tolti la vita. Con una media di 0,13 suicidi ogni mille agenti, il tasso delle morti volontarie tra i ranghi della Polizia Penitenziaria è più che doppio rispetto allo 0,06 ogni mille abitanti che si registra nella società civile.

Un dramma figlio delle molte ‘emergenze permanenti’ che affliggono i penitenziari, a cominciare dal sovraffollamento delle celle. Al 31 luglio scorso in Italia c’erano 60.254 detenuti, di cui ben 18.518 in attesa di giudizio, a fronte di una capienza regolamentare di 50.480 posti: in Piemonte, dove il tasso di affollamento tocca il 114,9%, i detenuti sono circa 4.400 a fronte di una capienza di 3.900 unità. Questa capienza, peraltro, è solo teorica, perché non tiene conto delle riduzioni temporanee dovute all’impossibilità di utilizzare alcuni locali. A Cuneo, per esempio, la capienza ufficiale è di 430 posti, ma nel computo del ministero rientra un padiglione che è ormai chiuso e inutilizzabile da dieci anni.

Il dato nazionale sul sovraffollamento arriva al 119,8%, il più alto nell’Unione Europea, e comprende quel 30% di istituti dove secondo i report dell’associazione Antigone non viene garantito il parametro minimo di 3 mq per detenuto, al di sotto del quale si configura un trattamento considerato inumano e degradante dalla giurisprudenza europea: tra questi ultimi figura il carcere di Alba, uno dei quattro in provincia di Cuneo insieme a quello del capoluogo, di Fossano e di Saluzzo.

Le strutture, oltre che sovraffollate, sono sempre più fatiscenti. L’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali ricorda che nel 35,3% dei penitenziari italiani non c’è acqua calda, il 7,1% non dispone di un riscaldamento funzionante, nel 20% non ci sono spazi per permettere ai detenuti di lavorare (dove ci sono, lavorare è un privilegio di pochi) e nel 27,1% mancano aree verdi per i colloqui coi familiari.

La popolazione carceraria straniera in Piemonte ammonta al 46% dei detenuti, molto al di sopra della media nazionale del 33,42% che appare comunque in discesa rispetto al 37,10% di dieci anni fa. Cala di quasi due punti rispetto allo scorso anno anche il numero dei detenuti in attesa di giudizio, oggi attestato al 31,5% della popolazione carceraria: un dato comunque lontano dalla media europea del 21%.

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