Rendere Cuneo una delle città più “cablate” d’Italia, ma senza compromettere l’aspetto estetico dei suoi palazzi e delle sue strade. È l’obiettivo perseguito negli ultimi anni dall’amministrazione comunale del capoluogo della Granda, che ora si ritrova a dover difendere questa posizione di fronte al Tar. FiberCop, la società controllata da Tim che si occupa della posa della fibra ottica nel centro storico, ha infatti presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro i regolamenti comunali in tema di arredo urbano e piano colore, che impongono alle aziende del settore - tra le altre cose - di murare le canaline in modo da evitare “giungle” di fili e scatole sulle facciate dei palazzi.
Regolamenti che secondo FiberCop sarebbero in contrasto con le norme nazionali, che impongono vincoli meno rigidi, e che complicherebbero la vita alle aziende che si occupano dei lavori di posa per il cosiddetto “ultimo miglio”: secondo quanto sostenuto nel ricorso, insomma, il regolamento comunale renderebbe i cantieri più complessi e gli interventi più lunghi e costosi.
“Il Comune di Cuneo ha realizzato negli ultimi anni infrastrutture con fondi comunali ed europei, mettendole oggi in comunicazione con il nuovo sistema di tubazioni per la fibra ottica. Negli ultimi anni, mentre venivano posati i tubi del teleriscaldamento, sono stati realizzati contemporaneamente i cavidotti per la fibra sull’altipiano, in modo da evitare che il sottosuolo stradale venisse continuamente manomesso dalle compagnie private a discapito della circolazione dei veicoli e pedoni”, commenta la sindaca Patrizia Manassero, che poi prosegue: “L’allacciamento di qualsiasi rete alle abitazioni (in questo caso il collegamento della fibra dagli ‘armadi’ ai condomini) è normato da un apposito articolo del Regolamento di Arredo Urbano e Colore del Comune di Cuneo (art. 33) che prevede che tale operazione avvenga senza apporre nuovi cavi e tubi in facciata. Le reti pertanto devono passare direttamente dallo scavo stradale all’interno del condominio (e non creando nuove servitù sulle facciate) in modo da garantire la sicurezza, il decoro urbano e il corretto funzionamento delle connessioni”.
La sindaca, insomma, difende la bontà dell’operato dell’amministrazione: “Ora provate a pensare i palazzi di via Roma o di qualsiasi altra parte della città con centinaia di metri di cavi che ‘penzolano come fili della biancheria’, sui portici e sulle facciate: di certo non sarebbe un bel vedere né per i residenti, né per i turisti, oltre che essere pericoloso. Quindi siamo fermamente convinti della correttezza delle nostre intenzioni: non vogliamo fermare lo sviluppo delle reti in fibra, ma anzi, offrire una qualità migliore, sia per i cittadini che per lo stesso operatore di telecomunicazioni, tutelando così i palazzi del centro storico e delle altre parti della città interessate da questa modalità di posa della rete”. Intenzioni, quelle dell’amministrazione comunale cuneese, che ora verranno ribadite di fronte al Tar.