Alla vigilia del debutto teatrale del suo nuovo spettacolo "La prima cena canonica" in cui veste i panni di "Padre Filip", abbiamo incontrato e scambiato quattro chiacchiere con Filippo Bessone, istrionico e poliedrico artista della nostra provincia a cui anche il celebre fumettista Sergio Staino ha dedicato un personaggio.
D. Filippo, partiamo dal passato? Una domanda classica, come hai iniziato?
R. E' difficile rispondere a questa domanda senza essere per forza un po' scontato nel senso che come tutti ti risponderei che ho iniziato da piccolo, sai la classica risposta "a 5 anni mi facevano già cantare" e cose così. In realtà come a tutti, o quasi, quelli che amano il mondo dello spettacolo e della musica capita ben presto di cominciare a fare un gruppo. Il mio primo gruppo, onestamente, non ricordo neanche più come si chiamasse. Parliamo del 1975 e ricordo che ci trovavamo in un vecchio ristorante insieme a gente come Eraldo Stralla, Giulio Latino, Michele Patruno ed avevamo una formazione il cui cavallo di battaglia era "Impressioni di Settembre" della PFM che tra l'altro ho avuto da poco la fortuna e l'onore di cantare con Mauro Pagani, il cantante della PFM. La nostra prima uscita fu "da Balsamo", quello che ora è la discoteca Oriente. Facemmo da spalla a un fisarmonicista che suonava il liscio. Era il fratello di un famoso musicista di Carrù, un certo Frera. Poi, sempre un po' per narcisismo e un po' per la volontà di mettersi in gioco, nascono i Celofunk, un gruppo di debosciati di Sant'Albano Stura (io all'epoca vivevo a Fossano) con cui giravamo i locali come il Silver Bar di Caraglio. E qui siamo intorno al 1986. Di cose come vedi ne ho fatte tante, ho anche fatto il clarinettista nella banda musicale ma poi ho lasciato perdere. Insomma, a me piace improvvisare, la musica è matematica e io non ce la faccio.
D. Poi sono arrivati i Trelilu...
R. Sì, nel 1991 ho contribuito a fondare i Trelilu, tra l'altro Lilu era il nome del mio cane di allora. Per ventuno anni ho scritto i testi delle canzoni del gruppo (tranne due) di cui sono stato anche la prima voce. Sono stati indubbiamente anni di grandi soddisfazioni.
D. Rimpianti?
R. Assolutamente no, ci mancherebbe. E' semplicemente andata così, non serbo rancori per nessuno. Certo, quello dei Trelilu era un abito che mi ero cucito addosso su misura e che ha segnato un'epoca importante della mia vita ma sono uno che guarda sempre avanti.
D. Avanti, significa "La prima cena canonica".
R. Già, siamo pronti. Domani debuttiamo al Teatro Erba di Torino. "La prima cena canonica" è il sequel de "L'Ora Canonica", spettacolo con cui abbiamo calcato i palchi dei teatri per un paio d'anni. Al Teatro Erba saremo dal 2 al 4 dicembre. La sera del 3 dicembre tra l'altro sarà con noi Moni Ovadia. Il nostro tour cuneese partirà il 9 dicembre da Busca. Sul sito loracanonica.it comunque trovate tutte le date e le informazioni sullo spettacolo.
D. Parlacene un po' tu, però...
R. Non è facile sintetizzare quello che è "La prima cena canonica" ma ci provo. Si tratta di una commedia musicale nella quale la scena si svolge dietro ad un grande tavolo, un po' come nell'Ultima cena di Leonardo. E' un momento conviviale nel nome del bon ton e delle buone maniere. Siamo a tavola ma la cena è già finita perchè come diciamo nello spettacolo la cena ce la siamo già tolta perchè visto che vi vogliamo raccontare qualcosa se ancora dovevamo mangiare era un po' un problema.
D. E tu sei Padre Filip. Parlaci di lui.
R. Sì, Padre Filip è un finto prete che parla, canta, racconta storie e parabole raccolte nel suo breviario intitolato "Parabole".
D. I tuoi compagni di viaggio?
R. Azio Citi nei panni di padre Iork, Luca Occelli che è il chierichetto e l'Orchestra Bluette composta da Claudio Dadone, Lillo Dadone, Benjamin Newton, Daniele Trucco e Joe Vacchetta.
D. In qualche modo nello spettacolo c'entra la religione?
R. Nello spettacolo non si trova nulla che possa offendere la religione che c'entra solo negli abiti e perchè il nostro modo di parlare ricorda un po' quello che avevano i preti di una volta che ha un grande impatto comunicativo, per questo lo abbiamo scelto. Abbiamo usato di religioso solo la parte visiva e comunicativa. Sono venuti preti e vescovi a vedere lo spettacolo che hanno percepito che non c'era niente di blasfemo anche perchè davanti a un credo non si discute.
D. Come nasce una tua canzone?
Partiamo dal presupposto che l'incontro ed il matrimonio tra la musica e il testo sono un qualcosa di magico. Quando sentiamo una canzone la percepiamo come una cosa unica e spesso ci capita di pensare che quel testo lì non poteva che avere quella musica lì ed effettivamente è così. Non ci sono un momento o un posto prestabiliti per scrivere una canzone. Quando ti arriva l'idea devi bloccarti e fermarla, poi magari la riprendi in un secondo momento ma è fondamentale ascoltare l'ispirazione di quel momento. Non sono mai stato uno che si deve isolare ed andare in montagna per trovare l'ispirazione perchè mi verrebbe un magone che non ti dico. La quotidianità, la vita di tutti i giorni sono una fonte di ispirazione continua.
D. Un episodio simpatico, un momento particolarmente divertente che ci vuoi raccontare?
Guarda, ti racconto questo. Io lavoro sui treni e quindi capita spesso di incontrare gente che mi conosce. Un giorno vedo una tipa che aveva un mio cd che era uscito da poco... io le dico "bravi eh?"... lei ha fatto un "...mmm..." tipo così così... w la sincerità!
D. Ma è vero che troviamo Padre Filip anche sul quotidiano L'Unità?
R. Sì, questo è un regalo che l'amico Sergio Staino ha voluto farmi. Da quando è diventato direttore ogni sabato sul quotidiano c'è una sua vignetta in cui viene rappresentato Padre Filip con una sua parabola.
D. Un saluto di Padre Filip ai lettori di Cuneodice.it?
R. Cari amici di Cuneodice.it, il vostro Padre Filip vi saluta e, dandovi appuntamento a teatro, vi ricorda che avere un abito talare addosso è come camminare su di un filo. Se sbagli il colpo ti tagli gli attributi da solo.