È partita stamani l’offerta pubblica di scambio (Ops) di Intesa Sanpaolo per UBI Banca, che proseguirà fino al prossimo 28 luglio. L’Ops ha per oggetto 1,144 milioni di azioni ordinarie UBI: agli aderenti vengono offerte 17 azioni Intesa contro 10 azioni UBI.
Con questa operazione Intesa Sanpaolo punta ad acquisire la maggioranza semplice del capitale di UBI Banca, il quarto gruppo bancario italiano del quale la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo è al momento il primo azionista con il 5,908%. L’ente non profit guidato da Giandomenico Genta è tra i soggetti che si sono opposti con più convinzione in questi mesi all’’assalto’ dell’istituto di credito torinese a UBI, giustificando il diniego con le insufficienti garanzie offerte da Intesa.
Venerdì scorso (3 luglio) il Consiglio di gestione di UBI Banca ha a sua volta sconsigliato ai soci di aderire l’offerta, ritenuta non conveniente sia per l’assenza di corrispettivi in denaro sia per la sottostima del reale valore della banca. A far storcere il naso ai membri del board presieduto da Letizia Moratti è anche la previsione di cessione di un ramo bancario di 532 sportelli al gruppo BPER e del ramo assicurativo a UnipolSai: una scelta che i promotori dell’Ops hanno adottato per prevenire eventuali obiezioni di Antitrust e Ivass (Istituto di vigilanza per le assicurazioni).
“Il Consiglio di Amministrazione di UBI Banca non ha confrontato tale premio con quanto pagato mediamente in altre operazioni di mercato similari” obietta Intesa Sanpaolo in una nota ufficiale inviata dopo l’ultimo niet ricevuto dai principali azionisti. Si fa notare a riguardo che “l’allocazione del valore e delle sinergie derivanti dall’operazione a favore degli attuali azionisti UBI Banca è superiore all’ammontare stimato dal Consiglio di Amministrazione di UBI Banca, pari al 10% del valore attuale delle sinergie complessive al netto dei costi di integrazione”. Occorre infatti aggiungere, sottolinea il gruppo torinese, anche il valore rappresentato dal premio offerto di circa 1,1 miliardi: “Il Consiglio di Amministrazione di UBI Banca avrebbe dovuto ricordare agli azionisti che, ove gli stessi non aderissero all’Offerta, si troverebbero con un’azione contraddistinta da un prezzo che non conterrà il premio implicitamente riconosciuto nell’ambito dell’offerta in favore degli aderenti”. Va considerato infine - sempre a detta di Intesa - che le stime degli analisti sull’utile netto di UBI Banca previsto per il 2022 erano di circa il 30% inferiori rispetto a quanto indicato nel precedente Piano Industriale di UBI Banca.
Quanto al tema della possibile fusione, l’istituto guidato da Gian Maria Gros-Pietro ricorda come “anche in assenza della medesima gli obiettivi strategici e le sinergie sono in larga parte conseguibili (in assenza di fusione verrebbe conseguito circa l’ 87% delle sinergie previste nel caso di fusione)”. Intesa Sanpaolo, acquisendo almeno il 50% del capitale più un’azione di UBI Banca (soglia di partecipazione di controllo autorizzata dalla BCE), potrebbe esercitare la maggioranza dei diritti di voto in assemblea, nominare un nuovo consiglio di amministrazione ed esercitare attività di direzione e coordinamento nei confronti di UBI.