Sono passati con il voto favorevole di tutto il Consiglio comunale di Cuneo, tranne i rappresentanti della sinistra civica di Cuneo per i Beni Comuni, l’ordine del giorno e la proposta mozione sulle vittime delle foibe sottoscritti rispettivamente dai gruppi di centrodestra (Grande Cuneo, Fratelli d’Italia, Lega) e da Beppe Lauria.
La proposta comune a entrambi gli oggetti, presentati lunedì scorso durante l’ultima seduta dell’assemblea cittadina, è volta a ottenere un riconoscimento alla memoria della tragedia istriano-fiumano-dalmata attraverso l’intitolazione di un luogo pubblico come già è avvenuto negli anni scorsi a Savigliano, a Bra e in altri centri della provincia. Le figure menzionate in particolare sono quella di Angelo Adam e Norma Cossetto. Angelo Adam, cittadino di Fiume di origine ebraica, fu un antifascista confinato a Ventotene e più tardi un membro del Cln fiumano, catturato dai nazisti e deportato a Dachau il 2 dicembre 1943. Sopravvissuto ai lager tedeschi, all’inizio di dicembre del 1945 fu prelevato dalla milizia jugoslava titina assieme alla moglie Ernesta e alla figlia diciassettenne Zulema perché esponente della corrente autonomista che si batteva per il ripristino dello Stato libero di Fiume contro le aspirazioni annessioniste. Con ogni probabilità è stato insieme alla sua famiglia una delle vittime delle foibe.
Norma Cossetto, studentessa istriana, residente in un villaggio nel comune di Visignano, fu uccisa dai partigiani comunisti nei pressi della foiba di villa Surani. Il padre Giuseppe Cossetto era un dirigente locale del Pnf che aveva ricoperto l’incarico di segretario politico del fascio locale e commissario governativo delle Casse Rurali, nonché podestà di Visinada. Dopo il diploma Norma si era iscritta all’università di Padova aderendo al GUF. Con l’armistizio dell’8 settembre la famiglia cominciò a ricevere minacce di vario genere finché il 25 un gruppo di partigiani jugoslavi e italiani razziò l’abitazione dei Cossetto: quando Visinada fu occupata dai tedeschi, i partigiani effettuarono un trasporto notturno dei prigionieri presso la scuola di Antignana, adattata a carcere. La studentessa fu invitata ad entrare nel movimento partigiano ma si rifiutò: separata dagli altri prigionieri, fu sottoposta a sevizie e stupri dai suoi carcerieri. La notte tra il 4 e il 5 ottobre tutti i prigionieri furono condotti a piedi a villa Surani e gettati in una foiba: a Norma Cossetto nel 2005 è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica Ciampi.
Per Beppe Lauria, l’intitolazione di un luogo pubblico alla Cossetto sarebbe “l’occasione per unire il riconoscimento di quanto è accaduto sul confine orientale al fatto di onorare una donna che ha subito la peggiore violenza e pagato con la vita il suo essere italiana”. Una proposta specifica in tal senso è venuta dalla consigliera Maria Luisa Martello (Cuneo città d’Europa) che ha indicato come possibile sede di questa intitolazione la futura scuola materna di via Teresio Cavallo, oggi in fase di costruzione: su questa eventualità, ha ricordato il presidente del Consiglio comunale Alessandro Spedale, dovrebbe però esprimersi il consiglio d’istituto.
Uniche voci in dissenso quelle dei consiglieri di Cuneo per i Beni Comuni. Il decano della sinistra civica Ugo Sturlese ha stigmatizzato “un’iniziativa che rientra nell’ambito del revisionismo storico e non tiene conto di quello che veramente è stato il conflitto sul confine italo-jugoslavo: si vuole riscrivere la storia da una parte sola. Non si può dimenticare che la tragedia ha avuto dei responsabili in una guerra scatenata dai fascisti e dai nazisti: il revisionismo è da fuori di testa, nessuno ormai nega il fatto che ci siano state atrocità da biasimare ma ci sono state purtroppo da entrambe le parti”. Nello Fierro si è associato alle parole del compagno di partito ricordando la proposta dello storico Angelo Del Boca di istituire una giornata per le vittime del colonialismo italiano: “Potrebbe essere un’occasione per un Paese che non ha mai fatto i conti con questo passato”.
Da
Laura Menardi (Grande Cuneo) è giunta una menzione anche per l’alpino cuneese
Mario Maffi, primo a scendere nelle cavità in cui erano state sepolte le vittime nel 1957. La sua storia, rimasta coperta da segreto militare per oltre mezzo secolo, è stata raccontata in
un’intervista riproposta pochi giorni fa dalla nostra testata:
“Con l’intitolazione - ha concluso la consigliera -
restituiremmo dignità anche all’infoibato di Vernante, creduto disperso per decenni, che Maffi aveva ritrovato negli elenchi delle vittime”.