È una giornata da ricordare, dice Ezio Raviola ai microfoni, poco prima di tirare le somme. Per il presidente di Fondazione CRC, infatti, si tratta di un bilancio di mandato conclusivo dopo quattro anni alla guida della settima fondazione di origine bancaria in Italia.
“Quattro anni fantastici che sono passati in fretta, ma iniziati in maniera molto difficile” ricorda il ragioniere di Mondovì, classe 1967: “Eravamo nel pieno di una pandemia e sono mancate tre persone fondamentali nella nostra fondazione”. Due di loro, il presidente del collegio sindacale Nicola Gaiero e la consigliera generale Piera Costa, venuti a mancare prematuramente. Raviola si commuove anche menzionando il “suo” presidente, Giandomenico Genta, costretto alle dimissioni dopo il Covid e un calvario sanitario: “Ma Gianni oggi è qui e questo è un segno di grande gioia”.
Nell’album dei ricordi ci sono innanzitutto i risultati conseguiti: “La nostra fondazione è cresciuta nel patrimonio in maniera incredibile. Siamo partiti da 1 miliardo e 400 milioni, oggi siamo a 1 miliardo e 900 milioni. Avevamo un piano programmatico pluriennale da 80 milioni, ne abbiamo distribuiti 139: un +74%. Poi ci sono i 6.600 contributi che abbiamo deliberato”. Merito del lavoro di squadra, precisa Raviola, da buon sportivo: “Mi sono circondato di persone di altissimo livello, a partire dai miei vicepresidenti, il consiglio di amministrazione, il consiglio generale, il collegio sindacale e un grande staff guidato da Roberto Giordana. Abbiamo creato qualcosa di unico per far crescere il nostro territorio”.
La sua eredità? Il presidente non ha dubbi: “È il Rondò dei Talenti: se un giorno i miei figli mi daranno dei nipoti, spero di poterli portare al Rondò e raccontargli che il loro nonno ha fatto questo”. Ma anche il consolidamento finanziario dell’ente di via Roma: “Lasciamo una fondazione in grande forma, che va avanti da sola e che ha un valore nazionale e internazionale. Anche quest’anno chiuderemo un bilancio record, dopo l’ultimo da 38 milioni. Penso che chiunque verrà dopo potrà fare bene”.
C’è spazio anche per un grazie ai nuovi “amici” di Intesa Sanpaolo, dopo le turbolenze legate all’acquisto di Ubi Banca e qualche diffidenza iniziale tra Cuneo e Torino. Carlo Messina e Gian Maria Gros-Pietro, sottolinea Raviola, “hanno portato sul territorio grandi mostre e finanziamenti per la sanità”. E il consolidamento in Intesa Sanpaolo “ci dà la possibilità di avere al nostro fianco una grande banca conferitaria”. “La nostra - conclude - era una fondazione-bancomat e nessuno lo rinnega. Ma oggi abbiamo messo in piedi per il territorio una cabina di regia, insieme a tanti enti: qualcosa di unico che tutti ci invidiano, come il nostro centro studi”.